(Wallace records 2003)
Ceke
Iniziano bene i Ceke con un misto di post rock e post metal. Ricordano i Meshugga per la compattezza dei riff di chitarra e batteria. Hanno un gusto minimalista, nel senso che ripetono spesso le stesse cellule in loop, alternando il tutti con il solo di chitarra (di solito arpeggiato). Di certo richiamano i Tool per i suoni. Per la vena ‘rossiniana’ del crescendo vengono in mente anche i Godspeed You Black Emperor! La loro musica in certi punti devia su drones (vedi P.I.L. o Neu!) non banali. Mi piacciono per l’insieme, ma non molto per l’inventiva. Dopo un po’ stanca l’alternanza solo-tutti. La migliore traccia é Eko (qui riescono a tener vivo il suono/discorso musicale anche con ripetizioni, l’incastro é più curato). Mi piacerebbe sentire canzoni più ‘compatte’, che riescano a sopravvivere da sole. Aspettiamo la maturazione dopo l’inverno post-barocco-rock.
Per contatti: ceke61@hotmail.com.
Tara’s Bulba
All’inizio entrano suoni gothic (vedi Gathering), con voci di sottofondo. La voce femminile sembra tratta da qualcosa dei Sonic Youth. Poi lo stacco, un basso con delay pinkfloydiano, un crescendo interrotto subito, un vortice di tensione che (non) risolve in (pseudo)ritornelli. Il riff bassodelayato ci accompagna per metá brano (Nodo dura in tutto circa 14 minuti!). Dopo la tempesta, la quiete. Un vocalizzo ci annuncia di nuovo echi floydiani, una voce declama un mantra, tutto amalgamato a puntino. La coda finale del pezzo é dilatata e riprende il tema principale usando le parti iniziali. (Ri)Sentire tutto da lontano/a specchio. Costruire brani lunghi e non banali é difficile (e dopo i Tortoise non ci aveva riprovato nessuno, a parte i British Sea Power quest’anno). I Tara’s Bulba ci riescono con facilitá. A quando un disco?
Per contatti: orbistertium@katamail.com
Mr. Bread
Il suono del terzo gruppo della compilation é fatto di riff hard(/soft) core. Qualche stacco che ricorda il post-rock. Le canzoni potrebbero essere uscite da un disco della Homesleep, o da qualche localitá desertica. Un po’ di Van Pelt (seppure con chitarre più sporche). Mi piacerebbe sentire meno ripetizioni e uno sviluppo più rumoristico delle canzoni. Vorrei ascoltare una possibilitá di uscita dalla struttura tipica della canzone ‘post rock’. Lo so, é difficile essere i nuovi Giardini di Mirò. Osate! Visto che ci siete (miglior pezzo (a parte il titolo…): Voronka).
Per contatti: mrbread@libero.it
Albatros Qwerty
Il secondo pezzo lungo della compilation. Inizia con fragori noisy. Subito bluesati da basso e batteria. Captain Beefheart passa attraverso il post-blues marcio e a tratti scordato di questo gruppo. Non danno tregua dall’inizio alla fine. L’uso del rumore non é fine a se stesso, serve a crescere e guidare il suono, il groove. Strano che non siano sul palco con la No Neck Blues Band o con Jim O’Rourke. Aspettiamo di distruggerci le orecchie al prossimo tour.
Per contatti: albatrosqwerty@hotmail.com, jesusboyfriend@lycos.it
Il terzo volume della serie é registrato bene, presenta nuovi gruppi italiani che meriterebbero più visibilitá. La Wallace resta una delle etichette migliori nel nostro panorama (per la maggior parte) provinciale. Grazie a chi crede ancora nella possibilitá dell’indipendenza. Voto: 7 1/2 al disco. 9 all’etichetta.
Voto: 7
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