Lazy Bums ‘Lazy Bums’

(Videoradio 2002)

Appena si comincia l’ascolto ti viene da pensare che qualcuno finalmente ha preso spunto e imparato qualcosa dagli Audioslave. L’illusione dura appena una decina di secondi. Poi ci si accorge che c’è qualcosa che stona particolarmente. Per antonomasia, ciò che di solito stona è la voce; l’antonomasia qui non sbaglia. Quando attacca la voce, pensi che magari hanno sbagliato traccia, che la voce non andava lì ma in qualche altra canzone.
Ad esempio, nella seconda traccia, I Dont Care, la domanda che nasce spontanea è “ma che razza di musica è? Sarà mica garage, o una sorta di heavy metal melodico stile Europe incattiviti? Ma la domanda muore così come è nata, insoddisfatta e confusa dal solito odioso effetto di dissonanza tra la musica, o chi per lei, e la voce, o chi per lei.
Sopraggiunge senza colpo ferire la terza canzone, Happiness, e ti volti pensando che qualcuno dietro di te abbia parlato. Chi ha parlato per un attimo è la tua testa, che ti chiede se tutto questo non ti sappia di già visto o sentito… Forse inconsciamente, ma qui si riporta alla memoria musicale qualche piccolo accordo e qualche sferzata energetica dei Ramones, o se si vuole dei Backyard Babies, che dei primi sono i figli. Ma tutto quello che viene fuori è una cattiva e brutta colonna sonora di un American Pie qualunque. La voce come al solito è poco incisiva, e credo proprio sia questo il motivo dell’uso pressoché costante dei filtri che camuffano la voce come se il cantante stesse in apnea.
Nella quarta traccia, Shades, l’incipit è melodico, e questo perlomeno stuzzica la curiosità di quelli come me che a tredici anni mangiavano pane e Bon Jovi…Anche qui la delusione è imminente. Sembra quasi che la voce non sappia bene quale strada percorrere, e provi il percorso zigzagando.
In poche parole, questo disco non sembra neanche un lavoro compiuto, sembra a dire il vero una prova continua di arrangiamenti e vocalizzi mal riusciti. Tanto per intenderci, neanche in gruppi heavy-teenageariali degli anni Ottanta si riuscivano a trovare cantanti così inverosimilmente insicuri nel canticchiare.
Di originalità se ne riscontra ben poca; ma nonostante questo, tolto l’effetto disturbante della voce, gli assoli e i vari lavoretti strumentali non sono poi così male. Niente di originale, ma niente di così inascoltabile dopotutto.
La settima e ottava traccia, Fool Or Mad e To You, For You, rappresentano la summa di tutti i difetti che si trovano in questo disco: la scelta della voce si rivela per l’ennesima volta sfortunata, si accennano addirittura a dei virtuosismi un po’ troppo esuberanti per una voce come questa. Troppa incertezza nell’affrontare la melodia, tanto che gruppi come i Nickelback sembrano a confronto poter accedere all’Olimpo del Rock.
Per non parlare poi della cosa che personalmente ritengo fondamentale: la trasmissione di emozioni, la potenza che deve avere la musica, di qualsiasi genere di proiettarti in atmosfere e dimensioni profonde e sconosciute. I LAZY BUMS toccano le profondità come la polvere ricopre gli oggetti. Usando una metafora, trasmettono le emozioni di una mosca in calore

Voto: 5

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Autore: clandestina2000@libero.it