(Wallace 2003)
Eroma
Non c’é dubbio che si siano ascoltati e metabolizzati i primi Marlene Kuntz (e quindi i Sonic Youth). Questo non vuol dire che bisogna per forza risuonarli! Le canzoni con uso di voce di questo gruppo sembrano uscire dai primi album della band italiana suddetta, mentre le strumentali hanno una personalizzazione più consapevole. Sono canzoni. I suoni sono in certi punti darkeggianti e le ritmiche sono lente, un po’ ipnotiche, un blues psychopostrock.
Occorre un ripensamento (necessario) sulla voce, che se continuata ad essere usata in modo non innovativo potrebbe risultare superflua (assieme ai testi). Voto 6/7.
Per info: eroma.fim@tin.it
Sito band: members.xoom.it/eroma
Yellow Capra
Qualche suono di violoncello rimanda subito ai suoni della Constellation (A Silver Mt. Zion per esempio). La costruzione dei brani si dilata bene nel tempo, lascia spazio alle entrate dei vari strumenti, ma la staticitá indotta dall’uso di ritmiche e pattern quasi minimali(sti) sembra essere in certi punti (vedi per esempio Topo Morto e Mini Mucca) fine a se stessa, non sembra voler andare da nesuna parte.
Un post rock che tende all’acustico e quasi alla classica dovrebbe insistere di più sulla “forma perfetta”. Buona ricerca. Voto 7 e mezzo.
Per info: yellowcapra@yahoo.it
Lendormin
Improvvisare é difficile. Soprattutto dopo la storia del free jazz, dopo la tradizione. I brani dei Lendormin sono improvvisazioni su pochi accordi. E su poche e brevi ritmiche. Il sound di chitarra e batteria é volutamente scarno, ma sembra tendere all’opaco (vedi I); quando il duo usa effetti o distorsioni, l’improvvisazione live acquista un maggior spessore. Sembra di sentire i suoni del locale Off Site di Tokyo (vedi le raccolte Meeting at Off Site su Improvised Music from Japan).
La chitarra acustica avrebbe bisogno quindi di più effetti (anche “acustici”), se non si vuole correre il rischio di non comunicare niente. Oppure di comunicare il niente. Voto 7/8 (anche per il coraggio della proposta).
Per info: amnesiavivace@tiscali.it, idiavoli@inwind.it
Sito band: www.amnesiavivace.com
Hogwash
Una sorpresa, alla fine di questo quarto volume. Il suono degli Hogwash é quello che più di qualche gruppo in crisi vorrebbe avere. L’uso sapiente di strumenti acustici e non (tra cui anche l’hammond) avvolge la voce sussurrata del cantante in modo non banale. Le canzoni sono semplici, ma di una semplicitá consapevolmente pop(-folk?). Il trio ricanta una canzone dei Mojave3, facendoci percepire praterie e spazi (sonori) nuovi. Non serve quindi andare in America per un buon alt-country.
Aspettiamo con trepidazione il nuovo disco su Urtovox. Bravi! Voto 8 e mezzo.
Per info: hogwash@hogwash.it
Sito band: www.hogwash.it
Voto: 7
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