(Snowdonia/Audioglobe 2003)
Questa volta le amorevoli mani di Cinzia La Fauci si sono posate su di una esperta formazione milanese, Le Masque, e sul loro elaborato progetto, “Gli anni di Globiana”: la produttrice siciliana ha curato anche le illustrazioni del libretto del CD, commentando col suo svagato tratto anni Sessanta le ponderose indicazioni fornite dagli autori di quello che può essere definito, con un anacronismo, come un vero e proprio “concept-album”.
Un po’ di storia: i Le Masque nascono nel 1979 per l’impulso del cantante e chitarrista Edgardo Moia Cellerino e del batterista Tiberio Boncristiano, tuttora membri del gruppo, e sulla spinta della “nuova onda” d’oltremanica. Poi – attraverso una vicenda discografica abbastanza nutrita anche se non regolare, risalente almeno al 1984 – il “postpunk” iniziale vira verso un approfondimento delle esperienze della cosiddetta canzone d’autore italiana ed europea (con la figura di Fabrizio De Andrè in primo piano, anche nella scelta di reinterpretare in un singolo Leggenda di Natale): oggi il progetto lombardo – composto anche da Ausonio Calò ai sassofoni e al clarinetto, dal bassista Luigi Vigentini e da Carlo Buongiovanni al pianoforte e alle tastiere; ci sono inoltre altri ospiti che aumentano la tavolozza cromatica del tappeto sonoro, come Alma Ruggeri alla voce di “sostegno”, Carlo Gramegna al violino, Daniele Moretto alla tromba, i chitarristi Roberto Galli e Maurizio Giannotti – è un rodato creatore ed interprete di musica adulta che accompagna le avvedute ed eccentriche riflessioni di Cellerino sul mutamento estetico della figura femminile avvenuto negli ultimi trentacinque anni. Infatti la metamorfosi della Donna – mi scuso per la corriva genericità di questa definizione generale e generica – da pura figura familiare a “seduttrice massiva” (attraverso per esempio l’uso di creme solari, usato come esemplificazione di un potere incantatorio dei corpi femminili sempre più pervasivo e ricercato) sta dietro alle vicende e alle parole di Globiana – anche recitate dalla voce di Giorgia Senesi, per esempio in Globiana e Merope I e Globiana e Merope II – come alle canzoni dei Le Masque, caratterizzate da sincero amore per l’universo muliebre e da arrangiamenti raffinati (a parte le tastiere: a chi scrive è sembrato che Buongiovanni, efficace pianista, non ami molto lo strumento “elettronico” e qualche volta tiri un po’ via nella cura degli effetti, come per esempio in Dandies. Se fosse così, sarebbe un peccato ed un anacronismo degno degli modesti nostalgici tanto in voga in tutti i generi, quelli di “la tecnologia ha ucciso la musica” e altre agghiaccianti sentenze, non di un gruppo nato in epoca “new wave”).
Soprattutto pezzi come Ala Bianca, L’amabile assenza, Quando una parola dimostrano un’efficacia che sale con gli ascolti, nel solco di una tradizione classica – c’è anche una cover di Ne me quitte pas di Jacques Brel, nella traduzione di Gino Paoli – ed intimista, ma senza alcuna ombra di noia o di freddezza.
In conclusione, chi ha amato e ama il Piero Ciampi più romantico, Sergio Endrigo e la cosiddetta scuola genovese troverà ne “Gli anni di Globiana” vari spunti di riflessione e di piacere, se avrà occasione e voglia di ascoltare i Le Masque (il recensore li consiglia soprattutto alle donne, perché raramente capita di sentirle descritte in modo tanto efficace, appassionato ed anticonformista).
Voto: 7
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