“SONNY’S TIME NOW”
autore: Sonny Murray
etichetta: Jihad
anno di pubblicazione: 1965
con: Sonny Murray, Albert Ayler, Don Cherry, Henry Grimes, Louis Worrell, LeRoi Jones.
“Sonny’s Time Now” è uno dei dischi più rappresentativi del free jazz, potremmo addirittura dire che ‘è’ il free jazz stesso. Contiene infatti tutti gli elementi liberatori, sia dal punto di vista strutturale che da quello sociale, che furono tipici di quel movimento: si avvale, in un brano, della recitazione di LeRoy Jones, che di quel movimento era stato il massimo sostenitore, e vede schierati, accanto al batterista, alcuni fra i più importanti musicisti della ‘new thing’, vale a dire Don Cherry (tromba), Henry Grimes e Lewis Worrell (contrabbassi) e Albert Ayler (sax tenore). È proprio la presenza di Ayler, e tutti i musicisti coinvolti provengono dai suoi combos di quel periodo, a segnare questa incandescente esperienza: è attraverso il suo sassofono che parla la rabbia degli afroamericani in rivolta. Al suo fianco, in Black Art, LeRoy Jones si produce in una velenosa recita, un poetare teatrale con la voce che lancia strali e onomatopeizza poliziesche cacce all’uomo, con tanto di sirene e mitragliette. Viene da pensare al Rufus di Archie Shepp, che l’autore stesso descrisse come la rappresentazione del Nero inseguito dai sui aguzzini… fino all’urlo strozzato che fa seguito al linciaggio. Black Art rappresenta la fase successiva, la reazione a quel dato di fatto e la rivendicazione della propria identità culturale. È facile intravedere in questa pagina quel cammino che porterà, prima, ai Last Poets e, poi, al rapping più consapevole. Ma tutto ciò non deve far dimenticare la figura di ‘Sunny’ Murray, figura speculare a Milford Graves e grande innovatore nell’arte di usare i tamburi. Da una parte l’esaltazione del ritmo da parte di Graves e dall’altra il suo annullamento da parte di Murray, due scuole che hanno segnato il futuro.