(Indigo/Wide 2003)
Figura eminente ma sconosciuta alle nuove generazioni, grazie alla riscoperta/coverizzazione negli anni novanta dai suoi figli musicali Massive Attack di un suo classico tale Spying Glass, qui presente in tutta la sua verve, ritorna letteralmente in pista per continuare a far ballare e sognare generazioni di “dreadders” mancati. Sull’onda lunga di questo rispolvero dovuto, ecco uscire la ristampa di un suo classico del 1980. Si parla di Horace Andy, uno dei fondatori, padri, guide del reggae nella sua accezione dub di classe senza fronzoli e senza chiacchiere addosso del tipo quanto sono fico e quanto piaccio. L’ascolto di questo stupendo e fondamentale disco intitolato ‘Dance Hall Style’ (titolo/motto di un movimento) è tutto un piacere per l’anima e per il cuore, un lenimento delle ferite della vita che grazie al fraseggio vocale in falsetto di Andy accompagnato da basi dub ben tornite di effetti “pesantemente” presenti nelle tracce, permettono di fermarsi un attimo a riflettere sul senso della vita ed abbozzare un sorriso sornione di compiacimento. In fondo una filosofia di vita è sempre una filosofia di vita, figuriamoci se ci viene indicata da un amico/maestro/guida rastafari di cotale stoffa. Vengono in mente i vecchi studi di una volta, fortunato chi li ha visti, con i manopoloni in bella vista pronti per essere smanettati con furia da mani quali Lee Scratch Perry o King Tubby, due su tutti. Il ritmo dilatato a dismisura e lasciato fluire nello spazio tempo creato dal suono che scricchiolando esce, entra nei padiglioni auricolari e ritorna a casa, il movimento rilassato e pacato di chi vuole parlare quasi sussurrando ma arrivando quasi sempre (ogni tanto errare è umano) al dunque. Il suono di una volta, come la ricetta della mamma. E come si dice: la mamma è sempre la mamma, quindi…
Voto: 8
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