AA. VV. ‘Saddle Creek 50’


(Saddle Creek / Wide 2003)

Ecco un buon modo per mettere le orecchie sopra la famiglia targata Saddle Creek, senza arrecare traumi troppo ingenti al portafoglio (10 euro). La compilation, che esce per festeggiare la cinquantesima pubblicazione dell’etichetta dell’indie-rock più malinconica del momento, allinea in dieci mosse i suoi elementi migliori.
Si inizia con i The Faint (Worked Up So Sexual), innamorati alla follia degli anni 80, Cure in primis (di cui qui sembrano fare il verso a The Walk) e si chiude con i celebrati gioielli di casa Bright Eyes. In mezzo sfila una grossa quantità di nomi interessanti e più o meno nuovi: la lanciatissima Azure Ray autrice di un folk noir (November), che al momento la classifica come una sorta di Cat Power di secondo livello. Sulla stessa (cupa) scia i Mayday che partono mestamente alla Tinderstick e concludono con un’enfasi soul alla Van Morrison(!). Occhi rivolti alla tradizione folk cantautorale pure per i Son, Ambulance. Sul versante più strettamente elettrico al solito fanno scintille i Cursive (The Martyr) che sviluppano il lirismo degli Smiths in chiave emo-rock, stessa cosa dicasi per i Good Life (I Am An Island) e Desaparecidos (Man And Wife The Latter), ma con maggiore attenzione a certo college rock americano. Mentre i Sorry About Dresden (Sick And Sore), che passeggiano divertiti e divertenti sul pavimento di Mr.Malkmus, vincono il premio “miglior nome per una band”, ma non quello di migliore canzone del lotto, che va dritto dritto a tal Rilo Kiley per la sua ballatona in crescendo: With Arms Outstretched. Che sia nata una piccola stella dell’ alt.country?

Voto: 7

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