(Fridge Zone/Self distribuzione 2003)
Paolo F. Bragaglia è un musicista marchigiano che, grazie alla ferma determinazione nel coltivare le proprie capacità e all’amore per le storie e i suoni della “popular music” (e non solo), ha raggiunto una rispettabile posizione nell’ambito della realizzazione dell’aspetto sonoro di “immagini in movimento” di vario genere (cortometraggi, pubblicità, spettacoli multimediali, video) ed anche della produzione discografica (ha curato le recenti realizzazioni del gruppo maceratese Drunken Butterfly e di Massimo Giacon). Da qualche anno ha sviluppato una carriera solistica che dall’esordio “Magnum Chaos” del 2000 – ospite Mauro Pagani al violino in tre brani – attraverso la compilazione “KINOMUZIQ (short film and video soundtrack 1994/2002)” del 2002 – che vede la presenza di Steve Piccolo, già nei Lounge Lizard – arriva a questo “Mensura”, sempre per la Fridge, che si configura come una riuscita congiunzione di varie sensibilità e strade.
CD insieme “locale” (Bragaglia lo ha arrangiato, programmato, prodotto e mixato in studi di Montefiore di Recanati e Treia, masterizzato con Federico Pallotti a Camerino oltre che a Milano) e “globale” (alla voce in tre brani c’è Monica Demuru, nome noto negli ambiti dell’avanguardia più legata all’improvvisazione e del teatro; nel pezzo A Little Bit è presente un campione della voce di Doris Kwong registrata ad Hang Zou, in Cina, oltre alla chitarra di Lorenzo Castiglioni), “Mensura” si caratterizza per la particolare attitudine elettronica dell’autore, che punta a far emergere quell’aspetto umanistico che non viene di solito associato a questo genere (sbagliando: basti pensare a Computer Love dei maestri Kraftwerk o a “The Garden” di John Foxx): esemplare è la conclusiva Apocalypso, dove il basso di Matteo Moretti, la batteria di Riccardo Andrenacci e il vocoder “applicato” ad Alessandro Bolli concorrono a creare una straniata, coinvolgente unione di apparente distacco tecnologico e concretissime strutture al modo Gaslini/Goblin dell’argentiano “Profondo Rosso”. Musica anche “suonata”, dunque, in questo CD: e mirabile risulta la capacità di Bragaglia nell’unire le proprie tessiture sintetiche con le parti sostenute dagli strumenti tradizionali (il basso del già citato Moretti in Mensura, il theremin di Luca Miti in Essence). Non meno convincenti risultano i momenti in cui il compositore è “solo con se stesso e le sue macchine” (specialmente Le fantôme électrique e la curiosa Sette apparizioni di Mao Zedong su di una TR606, segno evidente di una forte fascinazione per la Cina), mentre i brani che ospitano la voce della Demuru – in particolar modo Dopplereffekt e Grotesque – evidenziano più chiaramente il robusto retaggio “electro-wave” di Bragaglia, che negli strumentali è addizionato ad una personale rilettura della lezione dell’Aphex Twin più “classico” e degli Autechre più melodici.
In conclusione, un succoso esempio di intelligenza musicale e di sapienza produttiva: ovvero come ben coniugare radici e romanticismo tecnologico anni Ottanta con il molto venuto dopo, in ambito elettronico.
Voto: 7
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