(Silber Records 2003)
La Silber Records è un’etichetta molto attiva oltreoceano, certo una piccola etichetta, ma con otto-nove uscite regolari l’anno, senza correnti principali da seguire ne coolness a cui inchinarsi, solo la musica della Silber. In poche parole indipendenza.
Small Life Form è il progetto di Brian John Mitchell (la testa dietro la Silber Records) che vede il suo debutto sulla propria etichetta con numero di catalogo 30, subito dopo altre ottime uscite fra cui i Rollerball di cui parleremo prossimamente.
Suono che non vuol essere che questo, suono per il corpo, suono come creazione e distruzione; una linea semplice quanto indisponente se calata in un environment fatto di citazioni e giustificazioni colte, punti di riferimento coccolati dalle testate più underground. Fortunatamente così non è alla Silberg (sembra il paese di Oz vero?), quindi posso pure sganciare il cervello dai fermi che lo tengono ancorato alla scatola cranica, e immergermi in questi 50 min (quasi) di drones, movimenti circolari, riproposizioni e omotetie dei suoni. Non ho la minima idea riguardo l’environment di Small Life Form, non so quanto ci sia di spirituale, non so quanto ci sia di materiale, non so quanto ci sia di artificiale, non so se sia giusto continuare… semplicemente lo faccio. E’ una sorta di discesa a spirale, non conciliante e ,con il dovuto rispetto, equidistante da David Marahnah e Terry Riley; suoni di fiati che ricordano i corni tibetani, cupi gorgoglii, tessiture ambientali sovrapposte piùe più volte. Insomma una specie di mandala sonoro che riesce a cullarti, a farti invaghire di altri mondi, di altri modi di essere, ma non con il sorriso in bocca.
Forse il nirvana come dovrebbe essere: glaciale, lentamente mutevole; nessuna speranza, ne gioia, solo suono.
Voto: 8
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