(Reify Recordings 2004)
Torniamo di nuovo a parlare di Chris Heenan e Jeremy Drake a breve
distanza dall’uscita dell’ottimo progetto dal vivo Mount Washington di
cui avevamo tessuto le lodi. Qui li ritroviamo in compagnia del percussionista
Stephen Flinn ed in parte si può ribadire quanto di buono si era
detto in occasione dell’uscita del precedente lavoro sotto altra sigla. Le sostanziali
differenze sono infatti quasi esclusivamente date dalla formazione ridotta all’osso
che ci propongono ora e che permette quindi in maniera abbastanza evidente la
dilatazione delle partiture. Fiati, chitarra trattata e percussioni si ritagliano
brevi porzioni solistiche che nel giro di breve ritornano a farsi ronzante suono
d’insieme che attraverso evoluzioni esecutive invero notevoli riesce a comunicare
una certa tensione comunicativa. Inutile citare possibili riferimenti stilistici
poichè ognuno di voi potrà adattarvi il riferimento che più
crede attinente in quanto ci si muove sempre nei canoni di una certa tradizione
dell’impro, una concezione esecutiva classica dove strutture conosciute
girano su loro stesse ma sempre con un certo gusto.
Comincia però ad infastidire sinceramente la sensazione di tappezzeria
sonora per trentacinquenni che aleggia oramai costante sopra tutta una serie
di uscite del genere. Non c’è assolutamente niente di fuoriposto
in queste note ma la voglia di aria nuova inizia a farsi abbastanza impellente.
Evidente è che al momento di geni nel campo di certa avant-impro
non se ne vede neanche l’ombra e quelli che agiscono sul tessuto sono degli onesti
comprimari che dosano e gestiscono le proprie capacità sfruttando
canoni espressivi uno uguale all’altro senza nessun guizzo avvincente.
Anche questo disco lo prendiamo per buono ma tra altre due uscite del genere giuro
che mando tutto a fare in culo ed inizio ad urlare.
A quando una boccata d’aria nuova in cucina?
Voto: 6
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