(S. K. Records 2004)
Nel 2003 il compositore di Berkeley Dan Plonsey scrive appositamente
un’opera per chitarra ed orchestra giocattolo e l’affida alle
Toychestra che pensano bene di contattare il signor Frith che
non si lascia certo scappare l’occasione per staccare il biglietto per l’ennesima
collaborazione solleticante.
Ci si ritrova quindi insieme per una serie di concerti in giro per la California
e successivamente una volta creato il giusto affiatamento ci si ferma e si procede
alla registrazione del lavoro in questione. Quello che ne ricaviamo è
fondamentalmente un dischetto agile e breve che finalmente un sorriso strappa
ai nostri visi sempre troppo tirati.
La chitarra di prezzemolino Frith svisa e sfrigola come sappiamo
inserendosi senza nessun particolare problema nell’esile eppur convincente strato
sonoro che le sei ragazze spalmano come marmellata sul pane. Gioia pura e divertimento,
traballanti strutture folk, piccoli scarti appena più rumorosi
e su tutto una vena ironica non indifferente. Le Toychestra ci mettono piani
giocattolo, violini microscopici; oggettini simpaticamente stridenti; vocine
parodistiche in odor di Resident.
Frith da parte sua tira fuori il consueto armamentario di strambe accordature,
il ghigno molto maschio di qualche denso noise e sopratutto l’immensa
capacità di gestire al meglio ogni situazione donandole quella santa
aurea di surrealità che gli compete.
Tanti colori che si accavallano frenetici in una sorta di affresco infantile
che esplode letteralmente di vita ma attenzione; d’ingenuità qui ne troverete
giusto qualche milligrammo. Dal vivo si presentano in pigiama e non esiste maniera
migliore d’ immaginarsi eseguite queste deliziose e fragili perle pop.
Dura poco è vero ma l’effetto che provoca è quello dell’agognata
aspirina che giunge a dar sollievo ad un tremendo mal di testa.
Voto: 8
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