(A&C/Audioglobe 2004)
Spazi aperti, immensi, la mente si abbandona e l’occhio non riesce a cogliere più nessun confine… cielo e terra si fondono in un unico spazio avvolgente… il caldo che altera le percezioni, il corpo si abbandona. Chatwin sosteneva che il deserto fosse il vero grembo naturale dell’umanità e, in fondo al cuore, chi di noi non ha sognato almeno una volta di viaggiare attraverso quei paesaggi selvaggi che tanto ci affascinavano nei vecchi film western. Se non potete permettervi una bella vacanza nella monument valley potreste accontentarvi di comprare questo cd e lasciarvi trasportare dalla musica dei Valley of the Giants. Inutile elencare i componenti del gruppo – sono un piccolo esercito – che intrecciano chitarre acustiche ed elettriche a violini, trombe e organo per creare un sound estremamente evocativo e suggestivo. Devo ammettere che mi sono piacevolmente perso nell’ascolto di questo disco, abbandonando ogni contatto con ciò che mi circondava e lasciandomi trasportare in un vortice di emozioni avvolgenti e ipnotiche, a tratti anche disturbanti. I V.O.T.G. ci avvolgono con una sorta di “psichedelia del deserto” come se i primi Pink Floyd (quelli del Live at Pompei) si incontrassero nel deserto con membri dei Labradford, Mogway e l’atmosfera romantica di frontiera dell’Howe Gelb del progetto OP8. Sei brani strumentali si avvicendano, trasportandoci in terre lontane come in una lunga session intorno ad un fuoco sacro. Il riferimento al Ry Cooder di Paris Texas è costante e imprescindibile (c’è anche qui un lungo brano recitato: Whaling Tale) anche se i brani spesso prendono strade più sperimentali e dissonanti. Gli unici due brani cantati avrete voglia di sentirli a ripetizione (Westworld – un nome che è tutto un programma – e Bala Bay Inn) tanto è dolce e morbida la voce femminile di Deirdre Smith (avete presente Lisa Germano?). Le strade battute da questo album sono già state tutte ben esplorate e tracciate; difficilmente riuscirete a ricavare da queste tracce qualcosa di innovativo e originale, ma questo non diminuisce l’altissimo valore di questo lavoro. Se amate fino alla follia le immagini rallentate del miglior David Lynch, avete pianto davanti agli occhi della Kinski in Paris Texas e pensate che Morricone sia un genio assoluto dovete comprarvi questo disco, portarlo in macchina e cercarvi un angolo di mondo appropriato (solitario, vasto e selvaggio) in cui iniziare l’avventura… Buon viaggio!
Voto: 9
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Autore: krazy_kat72@yahoo.it