Prima uscita per il progetto RobotRadio Records, che propone di affiancare in cd-split una band italiana e una straniera:
troviamo qui i padovani Red Worms’ Farm, uno dei nomi di punta del nostro sottobosco indie, e gli americani Paper Chase, il gruppo di John Congleton, produttore dei post-rockers The 90 Days Men.
I nostri propongono 3 pezzi di accattivante indie rock (pop?!) d’alta scuola che ricorda i primi Fugazi (quelli di “13 Songs” e “Repeater” per capirci…), soprattutto per la capacità di colpire al cuore senza ricorrere a vie troppo contorte ma comunque mai banali, e tra i nomi più recenti i Trail of Dead (vaghi odorini emo in lontananza…): la batteria va a costruire una resistente intelaiatura sulla quale si sollevano con prepotenza e precisione millimetrica rumorose sferzate chitarristiche (ma mai per noise fine a se stesso) e un buon cantato che già dai primi secondi sai esploderà in furore e passione: tutti gli elementi sono necessari, mai sovrabbondanti, a costruire questi gioiellini che definire dalle sonorità pop non è un oltraggio (il lato melodico sembra emergere più in questi pochi pezzi che in “Troncomorto”), senza comunque regredire affatto sul piano della potenza, anche grazie ad una produzione niente affatto patinata.
Interessante anche il remix di Jelly Bean ad opera di Giulio Favero, ex One Dimensional Man (i due gruppi si erano già incontrati su “Loser My Religion Vol.2”) e sempre più a suo agio con computer e produzioni.
Un bel grande punto di domanda i Paper Chase, difficili da inquadrare sia per la natura della loro musica, sia per le notevoli differenze stilistiche tra i brani qui presentati.
Musica sinistra e ispida è quella di I’m Your Doctor Now: un intro di gorgoglii e versi in loop, un tappeto di batteria e tastiere e poi la voce di Congleton, che si dipana attraverso un’insolita e diagonale linea melodica, il tutto senza esplodere in ovvii ritornelli, che alla fine dovresti sentire la mancanza di qualcosa, ma non la senti.
Più aggressiva e irruente invece la seconda uscita, sia per quanto riguarda la voce, che per sofferenza e malessere ricorda i Jesus Lizard (lacrime sangue e cervello), sia per l’intreccio di chitarra e tastiera dai tratti marcatamente noise conditi qua e là con scaglie di jazz.
Spiazza completamente il terzo atto, un remix ad opera di Chris Godbey, che ci porta in atmosfere completamente differenti, una sorta di indie pop disteso e rilassato (le “jazzatine” delle tastiere ci sono sempre però …) degno della migliore tradizione (Mercury Rev, Karate, Cure).
Da segnalare infine la presenza di 2 video-clip, uno per gruppo, realizzati con mezzi economici (foto live e computer) da Nicola Fontana aka Founthead, e la bella confezione fumettistica ad opera di Alessandro Baronciani.
Disco interessante insomma, buon inizio per questo progetto che speriamo possa continuare in modo costante; se devo trovare un vincitore tra i due, beh, …
stavolta, anche se di misura, vincono i nostri: onore ai tre Vermi Rossi.
PS. Andate a vederli dal vivo se potete, poi capirete…
Voto: 8
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