(FatCat Records/Wide 2004)
Per chi non li conoscesse i Black Dice vengono dalla Grande Mela e fanno elettronica d’avanguardia, discostandosi però parecchio dai più famosi (in Europa) Sigur Ros, anche questi ultimi con la FatCat. I BD sono infatti molto più caotici degli islandesi; di primo acchito verrebbe da menzionare un Aphex Twin meno danzereccio, per l’uso smodato-sfacciato-“stai avanti 100 kilometri”ato di suoni campionati. Apprendo ad esempio dal corvaccio Alessandro Bolli che in Skeleton quelle voci dall’oltretomba che si ripetono come in una casa infestata da fantasmi altro non sono che due sospiri femminili campionati.
Il primo impatto con questo lavoro è shockante, più di quanto ci si possa aspettare: Creature è una giungla di frequenze, dai 16 ai 20000 Hz dove si incontrano, nell’ordine, suoni che sembrano: uccello di razza non identificata, naso spremuto di clown, anatra obesa, serpente a sonagli, sbuffo di orso bruno, scimmia bertuccia, cicale assordanti, canarino, immancabile maiale dei Pink Floyd, allarme di Lancia Thema con batteria scarica accompagnato da ritmi tribali, talk show fra uccelli di varia razza con gatto che giustamente cerca di ammazzarli ma è trattenuto dalla De Filippi (sono quasi sicuro che è stata campionata anche lei, infatti si dice che sentendo il pezzo al contrario davanti a uno specchio compaia lei che sodomizza da tergo uno per uno l’intera platea dei suoi “Amici“), pallina di piombo fatta roteare in cilindretto di plastica.
Ma non pensiate di stare nella vecchia fattoria, tutt’altro: Black Dice è una realtà parallela dominata da nebbie misteriose e fitte tanto che la luce, quando la vedi, non viene assolutamente dal cielo, ma da ritmi ciclici di chitarre riverberate intorno a te, quasi mistiche. D’altronde non poteva essere altrimenti visto il nome del gruppo (che significa Dado Nero: un po’ monolite di Kubrick, un po’ cubo della Grande Moschea della Mecca).
Sembra sparito l’approccio alla canzone dei padri della musica elettronica, fino a quando arriva la penultima traccia: Schip Schwap, dove appunto fanno capolino i Kraftwerk. Ma in verità ciò avviene solo all’inizio del pezzo, che poi cambia all’improvviso come quasi tutti gli altri del disco per lasciar spazio a ricerche rumoristiche; lo stesso avviene nell’ultima Night Flight, che nella parte iniziale sembra quasi una Kometenmelodie disturbata.
Comunque ‘Creature Comforts’ rischia, come in ambito europeo succede a molti dischi zeppi di glitch o inseriti nel filone indietronica, di rimanere piuttosto freddo, non molto coinvolgente (penso ai Ms. John Soda). Infatti i 44 minuti distribuiti eterogeneamente in 8 tracce scorrono via in maniera anche troppo veloce, ed alla fine non lasciano molto all’ascoltatore… sarebbe sicuramente più interessante avere la possibilità di vedere i lavori dei BD in cui entra anche la visual-art, come la collaborazione col regista Ken Jacobs.
Voto: 7
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