(Autoprodotto 2003)
Gli Hand Rolling, autori di questo singolo/promo , estratto dal loro terzo album ‘Fly’, si definiscono lavoratori della musica, e si sente, sono d’accordo.
La registrazione è perfetta, i suoni puliti quando devono essere puliti e che mordono quando devono mordere, le strutture di una precisione rigorosa.
Dicono anche che al giorno d’oggi è difficile proporre qualcosa di nuovo, l’importante è fare bene quello che si fa.
E su questo non sono d’accordo: fare qualcosa di nuovo è difficile, ma comunque possibile, e lo dimostrano tanti gruppi emergenti sparsi nell’underground nazionale, cercando vie personali in filoni musicali già esistenti o creandone di nuovi grazie a quell’invenzione alla base della musica di consumo contemporanea detta crossover.
Gli Hand Rolling non devono qualcosa ai Pearl Jam, di più, ne sono i fratelli minori: la similitudine della voce del cantante Agron a quella di Eddie Vedder è imbarazzante, e quasi tutte le linee melodiche ricalcano le sonorità di album quali ‘Vitalogy’ o ‘Yield’.
E poi continuare a definirsi grunge, nel 2004, quando il grunge (sporco, rozzo e cattivo per definizione, Green River & Mudhoney dicono) è morto appena nato, ucciso, 13 anni or sono, da ‘Nevermind’…
Ci sono anche sprazzi interessanti, bei pezzi proto grunge/rock/impro/boh (definizione by Uccio), che gli Hand Rolling sperano possano trasmettere qualcosa: possono anche piacere, trasmettere sensazioni profonde, malinconia, far piangere o sognare… a me, che di buona musica, bene o male, finora ne ho sentita abbastanza, non riescono a comunicare che un fastidioso senso di strasentito.
Voto: 5
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