(Hawino Records/Liquid 8 2004)
Credo sia piuttosto inutile dire che il rap metal è ormai un genere che si avvia lentamente, ma neanche tanto, alla morte. Con i Rage Against The Machine ormai in altre faccende affaccendati, De La Rocha che non ha ancora proferito parola sull’album solista promesso 3 anni orsono e altre band più commercialotte che faticano a campà… possiamo dire che il rap metal ha fatto il suo tempo.
Personalmente l’unico album che possiedo dello stile è ‘Buy Now… Saved Later’ degli One Minute Silence che, ancora a distanza di sei anni, per me rimane la frontiera fra rap metal e ciofeca.
I Downset invece sono una band nata proprio agli albori dello stile, ed è inutile negare il loro contributo alla scena con i due album del 1994 e del 1996. Ma adesso, che cosa faranno?
Beh, con una scelta piuttosto coraggiosa (e forse prevedibile) continuano a sfornare rap metal come se nulla fosse cambiato. Troviamo dunque i soliti testi politici e sulla vita nel ghetto (tema di poca attualità qui da noi, ma vabbè), riff a tutto spiano e tempi quasi sempre medi (Stay In The Game), mai lenti o eccessivamente veloci.
Da notare la produzione piuttosto pulita, quasi da band ‘mainstream’, che gli si addice piuttosto bene visto che il loro muro di suono non è mai troppo muscolare e sono invece i testi che vanno portati in primo piano. Evidentemente è così che i Downset si giocano le loro carte, stanno puntando ai vecchi fans che non li hanno mai persi di vista, e sicuramente questi non resteranno delusi.
Per me, e gli altri, ‘outsider’ del genere qui c’è ben poco: qualche canzone orecchiabile tipo Smiles & Cries e qualche momento esaltante (Universal), ma per il resto questo è nato e resta come un album per aficionados.
E su questo credo ci sia ben poco da dire, se state a leggere la recensione è perché vi piacciono, dunque accatetevill’.
Voto: 8
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