“BALAKLAVA”
autore: Pearls Before Swine
etichetta: ESP
anno di pubblicazione: 1968
con: Tom Rapp, Jim Bohannon, Wayne Harley, Lane Lederer, Joe Farrell, Lee Crabtree, Bill Salter, Al Shackman, Warren Smith, Selwart Clarke.
Dopo un primo disco più devoto ai canoni dell’epoca, i Pearls Before Swine di Tom Rapp, cantante dal curioso difetto di pronuncia, pubblicano questo capolavoro senza tempo. Se l’essere nel catalogo dalla piccola ESP è stato, in un primo momento, un elemento deterrente verso una meritata notorietà, ha, alla distanza, contribuito alla nascita della leggenda e ad una più duratura conservazione del culto. Tant’è che Rapp verrà eletto a maestro dai tipi della 4AD, e tant’è che l’ombra del suo avant-folk è rinvenibile fin nelle propaggini che, ancor oggi, rispuntano ogni tanto, come asparagi a primavera, dal sottosuolo. La sua musica, fra folk e cantautorato, si tinge di psichedelica, alla maniera del Buckley di “Goodbye & Hello”, e, alla resa dei conti, surclassa la concorrenza di molte leghe. I barocchismi, pur presenti, non travalicano mai i limiti del buon gusto, e flauti, archi e clavinette non sono stai mai tanto ben accetti come in questa occasione. Accanto a questi strumenti, e ai più consoni chitarra, banjo, piano e basso, si avverte pure l’utilizzo di nastri, anche se questi non sono poi riportati nelle note di copertina. I brani, tutti ‘felicemente spostati’, toccano vette supreme in I Saw The World, Lepers And Roses, Translucent Carriages, Images Of April, Guardian Angels e nella ripresa di Su zanne, dal repertorio di Leonard Cohen. Come ultimo tocco, ad accentuare il mistero che alimenta il mito, la copertina che, quasi a voler sottolineare uno scorrimento temporale dallo Hyeronimus Bosch del disco precedente, presenta un altrettanto inquietante Pieter Breughel ‘the Elder’ (un parziale de “Trionf Van De Dood”). Il giardino delle delizie, come sempre, è cosa amara, e solo chi vende l’anima al diavolo riesce ad assaggiarne i frutti.