Le Doight De Gailée ‘Object 5’


(Locust Music 2004)

I visi allucinati ritratti nero su bianco dei due musicisti, e il simpatico robot con la testa di C3PO (quello della saga Guerre Stellari) e fallo priapico in bella mostra caratterizzano la copertina di quello che è il quinto capitolo della serie promossa dalla label chicagoiana Locust avente come tematica portante l’interazione tra musica e oggetti. Trovo poco chiaro se e come questa tematica venga sviluppata in questo disco (l’oggetto dovrebbe essere quello della copertina ?), ma poco importa, e anzi evita di distrarsi dal contenuto puramente musicale che già da solo basta ed avanza per stimolare a dovere i nostri sensi e la nostra capacità immaginativa. L’improvvisazione elettroacustica prodotta da Le Doigt De Galilée, sigla dietro la quale agiscono il batterista Nicolas Field e il manipolatore elettronico Jaime Fennelly è musica che per essere apprezzata richiede parecchia attenzione (ma anche un buon impianto audio) in modo da poter captare gli infiniti, spesso minuscoli eventi che in essa si susseguono. Da un lato effetti elettronici che mutano da oscillazioni ambientali a stridenti rumori metallici, passando tra vortici di scariche elettrostatiche, simili a quelle ottenibili staccando e riattaccando dei cavetti jack, e maree di onde sinusoidali ad alta frequenza; dall’altro percussioni che nel più convenzionale dei casi ricordano Gunther Muller mentre altrove diventano quasi musica concreta con il loro repertorio di tintinnii, ronzii, ticchettii e botti. Difficile non lasciarsi affascinare dal modo in cui i tutto sommato scarsi mezzi espressivi vengono messi in scena: un vero e proprio teatrino sonoro in cui ogni piccolo gesto si somma agli altri per amplificarne l’effetto drammatico, e dove silenzi e pause sono appositamente studiati per spianare la strada all’apparire di nuovi attori. Magistrale la seconda traccia My Sun Reverse Your Mailman che per 27 minuti mette a dura prova la capacità ricettiva del sistema uditivo, perso a cercare di inseguire gli ectoplasmi sonori che a poco a poco riempiono l’ambiente. In un ambito quale quello delle nuova (oramai mica tanto) micro improvvisazione sempre più saturo di dischi che spesso sfiorano l’autismo, ‘Object 5’ rappresenta un’opera assolutamente godibile per gli ascoltatori avvezzi a certi suoni. Agli altri la libertà di dubitare della loro sanità mentale.

Voto: 8

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