Domanda E Risposta:
Gli Anatrofobia
e Kathodik.
Di Marco Fiori
In occasione del bel concerto tenutosi al Sasso d’Italia – locale all’aperto che ha garantito ai maceratesi con orecchie per intendere una robusta estate musicale – il 27 agosto scorso abbiamo contattato gli Anatrofobia, progetto piemontese creatore di musica assai strutturata ed interessante: successivamente, con grande signorilità e pazienza a settembre i fratelli Cartolari hanno risposto via mail alle domande di Kathodik.
Da quasi quindici anni (il nome comincia a circolare dal 1990, seppure in forme diverse da quelle attuali) e cinque CD (il primo del 1997) i piemontesi Anatrofobia testimoniano la possibilità empirica di una proposta musicale fatta di crescita graduale e convinta, rigore compositivo e gestionale e libertà espressiva, che con gli ultimi tre titoli pubblicati dalla benemerita Wallace Records – “Uno scoiattolo in mezzo ad un’autostrada” del 2001, “Le cose non parlano” del 2002 ed il recente “Tesa Musica Marginale” – ha raggiunto livelli ed orecchie internazionali. Definire la musica che gruppo subalpino propone in queste ultime incisioni non è semplice: ad elementi derivati da molteplici esperienze dei Settanta (il “rock in opposition” e certe atmosfere della Canterbury d’annata, il jazz meno consueto e consunto di quella stagione, gli strumentali più plastici degli Area) i nostri aggiungono introversioni cinematografiche e spigolosità “noise”, a dileguare saggiamente ogni ombra passatista.
Questa intervista via mail conferma anche la signorilità ed umanità degli anatrofobici fratelli Cartolari (il sassofonista e curatore della parte elettronica Alessandro e il sorprendente bassista elettrico Luca, che con il batterista Andrea Biondello compongono il “nucleo base” del progetto, corroborato da vari munisti in epoche diverse: ultimamente dal fagotto di Alessio Pisani e soprattutto dalla chitarra di Roberto Sassi): persone motivate – e in Italia ce ne sono più di quante si creda: alcuni nomi li accenna Alessandro Cartolari – ad essere “rigorose nel loro divertimento”, semplicemente perché credono in quello che suonano (bene).
Domande per gli Anatrofobia
1. Per iniziare, un quesito originale: scrivete qualcosa sulle origini e sulla storia iniziale degli Anatrofobia. In particolare, vorrei sapere se fin dagli inizi (1990) pensavate ad una proposta come quella di “Le cose non parlano” e di “Tesa Musica Marginale”.
Alessandro Cartolari: Le origini di Anatrofobia sono due fratelli e un vicino di casa che iniziano (fine anni 80) a suonare insieme per puro divertimento come fanno tanti, il gruppo non si chiama ancora Anatrofobia ma Indisciplina. Il suono del gruppo è un rock pasticciato di qualsiasi cosa ci venga in mente, con poche doti, ma tanta voglia di suonare.
Anatrofobia nasce qualche anno dopo (1990), inizialmente senza mio fratello Luca con Piercarlo Bussetti al basso. Il suono è decisamente più aggressivo, quello che al tempo veniva chiamato crossover, fino al ritorno nel gruppo di mio fratello (1994) che segna anche le prime avventure nel campo dell’improvvisazione e l’abbandono di Bussetti.
Il percorso successivo è segnato da cinque CD: “Frammenti di durata” (1997), “Ruote che girano a vuoto” (1999), “Uno scoiattolo in mezzo ad un’autostrada” (2001), “Lecosenonparlano” (2002), “Tesa Musica Marginale” (2004). La proposta che abbiamo avuto in testa è sempre stata coniugare musica strutturata con musica improvvisata e abbiamo cercato in questi anni di migliorare questo tentativo.
2. Per suonare musica come la vostra, occorrono notevole tecnica e controllo del suono: quanto avete provato e studiato per arrivare ai livelli odierni?
AC: Noi suoniamo da anni con tanta passione, cercando di dedicare molto del nostro tempo libero alla musica, alle prove, alla scrittura di nuove idee. Abbiamo cercato di essere rigorosi nel nostro “divertimento” in modo da cercare di migliorare il più possibile. Comunque i musicisti “tecnici” a mio parere sono altri.
3. La vostra proposta sembra rinnovare con molta libertà le ricerche strumentali intraprese negli anni Settanta da Gong, Henry Cow ed Area periodo “Maledetti”, magari addizionate dagli umori “jazz” di Charles Mingus e Ornette e Steve Coleman: sono curioso di sapere quali esperienze odierne (italiane e straniere) sentite vicine a questa vostra attitudine.
AC: Ti ringrazio per i paragoni, anche se ci imbarazzano. Sentiamo vicini a noi tutti coloro che cercano di aver rigore e curiosità nel loro percorso musicale. Alcuni di questi in Italia sono: Ex-p, A spirale, Claudio Rocchetti, Domenico Sciajno e tanti altri. In questi giorni sto ascoltando gli Atman che si muovono dentro il collettivo Bassesfere, mi sembra un cd estremamente interessante.
4. Il “nucleo base” degli Anatrofobia è composto da Alessandro e Luca Cartolari (sax alto ed elettronica il primo, basso elettrico il secondo) e dal batterista Andrea Biondello: tra gli ultimi “amici assidui” il chitarrista Roberto Sassi ed Alessio Pisani al fagotto (non dimentichiamo anche il sassofonista tenore Mario Simeoni e il trombettista Gianni Trovero, validi collaboratori in precedenza). Quindi il gruppo è sostanzialmente un progetto aperto o voi tre date precise linee guida?
Luca Cartolari: Oggi il gruppo è un trio “tendente” al quartetto. In effetti la collaborazione con Roberto Sassi sta diventando sempre più profonda ed il suo apporto ad Anatrofobia è tutt’altro che marginale. Anatrofobia è comunque un piccolo laboratorio musicale aperto. Chiunque interessato a condividere il nostro percorso può farne parte, saltuariamente o continuativamente. Abbiamo molta curiosità di apprendere e condividere la nostra passione musicale. Si può dire che questa nostra voglia di approfondire il mondo musicale ha preso, per noi, il nome di Anatrofobia. Anatrofobia non può che essere aperto.
In passato l’ascoltatore appassionato di musica ne era anche, spesso, un creatore. Credo che per capire la musica occorra innanzitutto farla, possibilmente insieme ad altri. I quartetti classici, ad esempio, erano spesso scritti per musicisti da salotto. Oggi si ascoltano solo nei teatri…. è un peccato….
5. La vostra musica sembra avere un forte carattere “cinematografico”, con dilatazioni spaziali ed improvvise accensioni di furore. Vi è mai capitato di lavorare alla sonorizzazione di corto/lungometraggi (considerata la buona fama della zona di Torino in questo campo)? Nel caso, con chi vorreste lavorare?
AC: Abbiamo collaborato in passato con Claudio Montagna regista teatrale torinese per un paio di spettacoli e con il giovane regista Marco Gatti per il suo corto “Elementi” eseguendo le musiche di Andrea Chiuni. Mi piacerebbe cercare di ripetere queste esperienze con chiunque apprezzi la nostra musica.
6. I vostri brani hanno titoli molto evocativi (esempio lampante Crearono un deserto e lo chiamarono pace, contenuto in “Le cose non parlano”): vi ispirano nella stesura della musica o li mettete dopo la stesura del pezzo?
AC: Capita spesso che ci sia prima il titolo del brano e poche volte il contrario. Devo dire che poi però a forza di suonare il brano in prova, il nome si trasforma diventandone una giusta introduzione. Qualche titolo è legato alla vita personale di ognuno di noi e qualche altro è solo un cortocircuito momentaneo.
7. Raccontatemi di come siete entrati in contatto con la Wallace Records (magari anche del festival che si tiene a Milano in settembre).
AC: Mirko lo conosciamo dai tempi del nostro secondo CD “Ruote che girano a vuoto”, gli chiedemmo se era interessato a stamparlo e lui, pur stimandoci, ci diede il due di picche. Mirko merita tutta la nostra stima per la passione e la serietà con cui ha gestito la nostra collaborazione, è assolutamente un pazzo pieno di grande volontà. “Tesa Musica Marginale” è il terzo CD che stampiamo per il signor Wallace e ne siamo assolutamente felici. Domenica 26 a Mezzago (MI) al Bloom si festeggia il Wallace Party, un motivo per stare insieme con tutti i gruppi Wallace e ascoltare un pò di punkrock.
8. Se non sbaglio, la paura dell’anatra si è diffusa oltre i confini del “belpaese”: parlatemi delle vostre esperienze all’estero.
LC: Abbiamo suonato in Francia, Germania e Slovenia. Il nostro CD (come tutti quelli della Wallace) è distribuito per il Benelux dalla Mandai Rec e in Inghilterra il nostro CD è distribuito dalla ReR Megacorp del Signor Cutler (enorme soddisfazione anatrofobica!!). All’estero sono state esperienze molto belle e importanti perché ci hanno permesso di confrontarci con realtà diverse dalla nostra. Torneremo in Francia ad ottobre per una serie di date e speriamo in primavera di poter viaggiare in qualche altro posto della vecchia Europa. La difficoltà rimane trovare i canali giusti essendo noi oltre che i musicanti anche i promoter di Anatrofobia.
9. In generale, ditemi in quali contesti di solito si svolge la vostra attività concertistica.
AC: Abbiamo suonato in questi 14 anni ovunque, ma proprio ovunque:. Pub, Centri Sociali, Teatri, Feste , Supermercati, Festival internazionali, Circoli, Associazioni, Rinfreschi…ci piace suonare per chi interessato alla nostra musica, senza esclusione di luoghi.
Devo dire che ci sentiamo molto fortunati perché in questi anni abbiamo conosciuto in giro per l’Italia e non solo delle persone speciali che ci hanno regalato il loro tempo, le loro emozioni e le loro risorse. Abbiamo sempre cercato di ricambiare con il massimo impegno sul palco, anche perché dimensione ottimale della Tesa Musica Marginale.
10. Per finire, un’altra domanda che nessuno vi ha mai fatto: quali sono i vostri progetti futuri?
AC: Il 25 settembre registriamo in studio un brano che verrà incluso nel quarto numero della bellissima rivista Suonosonda. Poi come ti dicevo concerti in Francia ad ottobre e tra novembre e dicembre qualche concerto in Italia.
Un grazie di cuore
Alessandro e Luca Cartolari