(Atavistic/Wide 2004)
La Atavistic sta facendo un lavoro mostruoso nella riscoperta di oscure
gemme nel campo dell’improvvisazione europea degli anni 70.
Ci ha regalato attimi di piacere assoluto con le uscite di Brotzmann
e Moholo/Tippett e questo potrebbe bastare di per se.
Ma quello che ci interessa maggiormente in questo caso è il lavoro svolto
dall’etichetta americana nella riedizione di materiali del passato nascosti
e dimenticati ma assolutamente necessari (ed obbligatori) per una migliore comprensione
dell’aria che tirava una trentina di anni fà.
Consigliato dunque caldamente l’ascolto di questi spesso assai ostici grumi
di note per avere chiaro da dove parte e pesca molta della scena
attuale.
Queste sono storie che in una maniera o nell’altra esercitano tuttora un’influenza
enorme, ricordarsene è un bene.
In ‘Open’ vediamo all’opera tre signori della free europea
in quel di Berlino che se le danno di santa ragione come è raro a sentirsi.
Dudek (purtroppo scomparso negli anni 80) al sax incrocia e sbuffa come
nella migliore tradizione ayleriana, ma ci regala anche attimi di subdola
stasi quasi orientale nel momento che lascia fluire libere e distese le note.
Niebergall al basso è elastico e preparato, svezzato a colpi di
Mingus mania è assoluto padrone del ritmo e si destreggia
abilmente fra stacchi corposi e frenesie secche e bastonate.
Vesala è scandinavo e baffuto signore con look alla Cutler
e muscolo veloce e possente che quando serve mena che è un
piacere.
Brillante e preciso esercizio d’ascolto che in poco meno di 50 minuti si assume
l’incarico di rendere ancor più chiaro cosa voglia dire realmente il
termine impro.
Di certi dischi bisognerebbe parlarne il meno possibile, le parole rendono poco
in certi casi; conta solo l’ascolto.
Voto: 8
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