(Pfmentum 2004)
Doveva succedere, due agitatori agitati come Kaiser ed Ernesto
Diaz-Infante hanno partorito il loro piccolo e ritorto bambino storto.
Entrambi baciati dal sole della California si sono incontrati molte altre volte
lungo produzioni votate quasi sempre all’obliquo puro, ora deviano ancora di più
le proprie angolosità e si concedono un lungo dialogo fitto che, nel caso
di Kaiser; si avvale anche dell’utilizzo del gruppo vocale The Ojai Camerata.
Ne scaturisce un lavoro complessissimo che trova il proprio campo di azione naturale
in quella zona di confine che è a mezza strada fra contemporanea e
nuova visione del jazz. Lavoro densissimo ma senza nessun estremismo, profondo
ed oscuro con un’attenzione rivolta alla scrittura complessiva invero mirabile.
Oscuro per umori oscuri senza ombra di dubbio, soluzione alchemica
ben congegnata come il titolo recita.
La metà intestata a Kaiser muove abilmente sottili atmosfere religiose
ben supportate dall’ottimo lavoro svolto in fase di mixaggio nell’equilibrare
il mirabile lavoro del coro con la parte strumentistica per un risultato finale
di notevole spessore visionario.
Da parte sua invece Diaz-Infante si accontenta di far viaggiare la sua
chitarra perennemente in disordine con tutta una serie di ritmiche strascicate
quasi da sbornia ancora in fase attiva che si tramutano come per magia in un fascinosissimo
affresco noir poco meno che splendido per gli umori blues e jazz
disturbato che rilascia tutto intorno.
Scontro/incrocio fra i più riusciti; e brava la nostra Pfmentum!
Voto: 7
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