(Autoprodotto 2004)
Luisenzaltro usa un umorismo e dei giochi di parole di skiantosiana memoria. Ma è più elettronico che punk. Influenzato da La Crus, Bluvertigo e quindi da Battiato per le sonorità, per i testi c’ è qualcosa di originale e di comico che non stanca. L’aspetto giocoso del testo rimanda a testi francesi degli anni 70, tipo Barthes o Queneau; mi piace questa ricerca dell’assurdo. Che demistifica la serietà del pop.
Non c’e` solo il sarcasmo, c’ è anche un recupero di suoni electro anni 70/80 (Tangerine Dream e Pink Floyd), alcuni spezzoni di parlato (come nell’introduzione) e alcuni inserti di suoni concreti (e/o da colonne sonore di videogames) che rimandano a un’atmosfera ‘lounge’ tipo film americani anni 70. O a una non realtà reale.
Il disco si basa su un surrealismo che sbeffeggia (come già detto) i canoni pop/dance degli ultimi anni (ad esempio Subsonica o ancora Bluvertigo, per restare in Italia). E lo fa con consapevolezza e puntigliosità.
L’impegno e il risultato sono buoni, manca una produzione più professionale del suono. L’uso del vocoder e/o dell’eco nascondono la vera voce, che in qualche caso starebbe meglio senza effetti. I cut alla fine dei brani sono troppo bruschi, anche se il lo-fi di fondo potrebbe giustificarli.
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Voto: 7
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