Interpol Live

 

 

 

 

Velvet – Rimini 02/12/2004

Recensione e foto di:

Andrea Bontempo

kowalsky_82@libero.it

Il ritorno a casa è sempre un buon momento per fare riflessioni e considerazioni sul concerto appena visto. Oltre alle solite frasi classiche: ”accipicchia la gnocca che c’era!”, “fighi un bel po’, spaccavano proprio!” oppure “dio quanto costavano le consumazioni!” ecc. ecc., si riescono a comporre pensierini di una complessità maggiore, che d’improvviso permettono di valutare in maniera più limpida il live appena visto.
Gli Interpol sono senza dubbio una realtà viva e vegeta; sul palco, nonostante le perfette maschere glaciali che indossano, riescono a trasmettere partecipazione e trasporto: parecchie persone che cantavano le loro canzoni, mani alzate nei momenti intensi, pogo sostenuto nelle prime file.
L’approccio dal vivo è scolastico fino all’osso, canzoni riprodotte quasi perfettamente come da disco, pochissimi stravolgimenti delle versioni originali se non nei finali, allungati e arricchiti da noise che mandavano puntualmente ogni volta in saturazione tutto l’impianto audio (tutto ciò grazie alla “favolosa” acustica del Velvet).
Aprono con Next Exit, primo brano di ‘Antics’, l’organo risuona calmo per tutto il locale come a dire: ”rilassatevi adesso che fra tre minuti sarà tutta un’altra musica!” ed infatti subito dopo è il turno di Obstacle 1 e l’atmosfera sotto al palco inizia a cambiare.
Il ritmo aumenta vertiginosamente, accordi semplici mandati in loop continuo, quasi a testimoniare una ripetitività che alla fine non sa annoiare quanto stupire; Paul Banks
recita solamente qualche “grazie” tra un pezzo e l’altro, enigmatico, indossa un cappello elegante e si concede il piacere di nicotina in continuazione.
I quattro di NYC hanno stoffa da vendere: poche smancerie da concerto, pacati nelle movenze, sobri negli atteggiamenti ma grande concretezza quando suonano, molto più convincenti di band come Franz Ferdinand o Strokes.
Verrebbe da dire che al terzo disco, un cambiamento nel modo di concepire e comporre i pezzi, sarebbe rivitalizzante per la loro sopravvivenza futura, svincolarsi dalle forme utilizzate in ‘Turn On The Bright Lights’ e ‘Antics’ non sarà facile; scrollarsi di dosso tutte le etichettature e le aspettative di media e pubblico è impresa ardua, ma apprendo da un’intervista (Blow Up 76) che per il prossimo disco “minacciano” stravolgimenti sonori in chiave electro-salsa.
Per adesso complimenti sentitissimi agli Interpol, sono riusciti a creare un sound asciutto ed efficace, a condensare mood dietro il loro marchio, tutte operazioni difficilissime, che la dicono lunga sul loro talento.