(Idroscalo Dischi 2004)
Con l’arrivo del (primo) volume ‘Idroscalo D’Autore Disco Compatto Numero Uno’ si apre (finalmente) un altro modo di rapportarsi con l’ascolto della musica. L’etichetta capitolina, ispirandosi al teatro nuovo di Pier Paolo Pasolini, assembla con fantasia ‘ludica’ una compilation i cui suoni appaiono ‘non immediati’, spogliati da ritmiche frivole, in cui la percezione ‘piena’ di ciò che scorre nelle orecchie è possibile solo se viene azionato un accorto flusso di concentrazione. Per fare ciò Anna Bolena e Doctor_Who, curatori della serie, non potevano studiare forma migliore se non quella della scultura ‘unica’, polverizzando del tutto dalla ‘vista’ l’elemento numerico / cronologico della tracklist (ma presentando solo un elenco ‘disordinato’ di tutti i partecipanti). Un’ operazione intellettuale dal desiderio di (ri)elevare l’attenzione ad un grado superiore idealizzando così, nell’immaginario del fruitore, un percorso sonoro unico, frutto di una ricercata voglia di (non) apparire velati dall’anonimato.
Dall’altra parte, volendo tornare negli schemi, è opportuno segnalare i vari musicisti, aderiti a questo ‘manifesto per la musica nuova’ (una visione globale di questi impulsi espressivi ‘inconsueti’ è consultabile sul sito dell’etichetta) e pure in questa direzione la scelta sembra ben mirata: coinvolgere un manipolo di artisti che (per lo più) si distaccano da ogni movenza musicale verso finalità commerciali. Anofele, Anton Nikkilä, Maurizio Martusciello, Nihil, Kar, Justin Bennett, Domenico Sciajno, Noitz, Resina, Tirriddiliu…
Elettronica come materia prima, ad alterarsi sono le rispettive peculiarità dei sound designers che dal complesso astraggono tre gradi di livello diversi. L’ascesa dal basso, lenta e silenziosa, espressa dall’ambient isolazionista (padrone dei primi movimenti), crepuscolari incastri di field recordings e suoni ‘irregolari’, schizofrenici, proposti con violenza (rumorista) improvvisa nel mezzo, accelerazioni della velocità elaborate da pulsazioni (narcotizzate) di proto-techno.
Per una volta a contare è la sostanza ‘interna’, il piacere di conoscere i pensieri, i suoni intimi e introversi di musicisti a noi ‘sconosciuti’.
Voto: 8
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