(Ipecac/Goodfellas 2004)
Vi prego, fermate quest’uomo!!!
Non è facile seguire le iperboliche acrobazie tra un suono e l’altro, tra emozioni pacate e slanci aggressivi, tra soffici calori jazz e violente scariche di adrenalina hardcore, assemblate dall’eccentrico estro compositivo di Mr. Dunn.
I più ricorderanno il contrabbassista Trevor Dunn per i destabilizzanti collage jazz rock nei Mr. Jungle (co-fondati in giovane età al college con la complicità di Mike Patton) e per la successiva militanza negli schizofrenici Fantômas. Ma Dunn è soprattutto un musicista che nel proprio passato racchiude svariati approcci ad ogni tipo di musica: dai caldi fraseggi al piano di Ahmad Jamal all’Afrika metropolitana di Duke Ellinghton, dalla wave degli ’80 all’industrial dei Trobbing Gristle e Swans, sino allo sludge sabbathiano dei Melvins.
Dall’altra parte, l’importante collaborazione sul piano jazzistico con il Rova Saxophone Quartet e con altre formazioni della downtown newyorkese (di valore il supporto negli Electric Masada di John Zorn) spinge Dunn alla realizzazione di un propria band che, riprendendo i canoni stilistici della musica afro-americana, si lasci contaminare da forme sonore bizzarre e inconsuete per un (classico) trio jazz.
In ‘Sister Phantom Owl Fish’ la line up cambia radicalmente rispetto a quella che aveva firmato il primo ‘Debutantes & Centipedes’, licenziato dalla Buzz Records nel 1998. Adam Levy e Kenny Wollesen sono stati rimpiazzati dalla chitarra di Mary Halvorson e dalla batteria di Ches Smith.
Gli improvvisi riff math nell’apertura di Liver-Colored Dew, le sfumature western di Specter Of Serling, il caldo assolo di basso di Me Susurra Un Secreto, le iconoclaste sfuriate dei Naked City riviste nella guerrigliera Dawn’s Early Vengeance, l’elegante rilettura della ballad ellingtoniana The Single Petal Of A Rose (ospite la delicata arpa di Shelley Burgon), gli inserti della chitarra poggiati su Derek Bailey in The Salamander, il ‘rifugio’ nella sperimentazione oltranzista di Styrofoam & Grief, la colorata vivacità di I’m Sick.
Messo un punto fermo sull’efficacia di Dunn nel saper mettere in moto una musica multiforme, un piacere altrettanto importante, durante l’ascolto dell’album, è stata la scoperta della giovane Mary Halvorson e della sua irrefrenabile carica. La bravura dimostrata con la chitarra in tutti i brani è ineccepibile: forte erede della scuola di Derek Bailey e dell’improv radicale rintanata tra Tonic e Knitting Factory.
‘Sister Phantom Owl Fish’ tra i collages sonori acustici più estroversi e bizzarri in circolazione!!!
Voto: 7
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