Intervista al leader dei Karate Geoff Farina – Ancona, Thermos – 3 Febbraio 2005
By Alessandro Gentili
Contributi e aiuti di Ilaria Peretti e Sara Marongiu
Giovedì 3 Febbraio 2005, sono qui in Ancona al Thermos aspettando che inizi a suonare il gruppo spalla della serata, i Laundrette, quando ecco che, sorpresa delle sorprese (manco per il cazzo, visto che c’ho il registratore con le pile nuove e che è una settimana che ripeto cinque sei domande a raffica in un inglese incrudito e arrugginito non poco…), in un angoletto vicino al banchetto con le magliette e i dischi, scorgo LUI, Geoff Farina, deus ex machina dei Karate, al quale mi avvicino con un sorriso speranzoso (la faccia come il culo) insieme alla mia amica Sara…
Ciao Geoff, mi chiamo Alessandro e scrivo per una webzine locale chiamata Kathodik… non è che ti andrebbe di fare una breve intervista informale?! Giusto cinque minuti…
Ok, nessun problema… se preferite possiamo farla anche dopo il concerto…
Per noi andrebbe bene anche adesso… non so… fai tu… (e già la dislessia si affaccia prepotentemente nella mia pronuncia già spastica)
Va bene, facciamola adesso
Allora (dai, dai, l’hai ripetuta mille volte in settimana…)… vi ho già visti dal vivo quest’ estate ad Arezzo Wave: che differenza c’è per voi nel suonare in un grande palco come quello e nel suonare in un piccolo club come questo? Dove vi trovate più nel vostro habitat naturale? (e una è andata…)
Beh, io penso che ci sentiamo di più come a casa in un piccolo club come il Thermos piuttosto che sui grandi palchi; sono circa dieci anni che suoniamo in posti come questo, e ci sentiamo più a nostro agio… e inoltre è possibile vedere tutti i nostri fan.
Allo stesso modo anche i grandi palchi hanno i propri vantaggi, come quello di richiamare più gente, dando la possibilità anche ai meno attenti agli eventi di partecipare.
Per quanto riguarda i tuoi progetti paralleli ai Karate? I Secret Stars sono un capitolo chiuso o possiamo aspettarci qualcosa di nuovo?
Beh, ci sono stati molti musicisti con i quali ho avuto la possibilità di suonare differenti stili musicali; con Jodi Buonanno, nei Secret Stars non suoniamo più insieme da tempo, ma abbiamo collaborato in altri progetti nei quali abbiamo intrapreso una direzione musicale diversa… attualmente stiamo cercando di riarrangiare alcuni nostri vecchi brani registrati quattro anni fa, ed eventualmente potremmo combinarli in un unico cd.
Vivi ancora in una comune di artisti, come ho letto in qualche intervista? Se sì, come influenza questa esperienza la musica dei Karate?
Beh, diciamo che è solo un buon posto in cui lavorare, dove avere una chiara ispirazione sin dal risveglio mattutino.
Le persone con cui sei a contatto influenzano il processo creativo?
Certamente, in maniera indiretta, da un punto di vista astratto… sai, quando cominci la giornata vedendo intorno a te persone intente a fare qualcosa di creativo, questo ti fa venir voglia di lavorare sodo per realizzare un buon prodotto.
Ma ci sono soltanto musicisti o artisti nel senso ampio del termine?
No, in realtà siamo quasi sempre io e Jodi dei Secret Stars, e ogni tanto sono con noi anche altri tre artisti, che vanno e vengono, ma dipende… per ora non abbiamo nessun altro che vive con noi, oltre me e Jodi.
Il vostro suono si è evoluto molto nel tempo, dagli inizi indie-rock / Post-punk dei primi due album, a metà strada tra Fugazi e Codeine, alla virata jazz con “The Bed Is In The Ocean”, arricchendosi disco per disco di molti elementi, come soul, pop,… e’ possibile aspettarsi una sorta di rivoluzione elettronica nella vostra musica?
Non penso che faremo mai qualcosa descrivibile come musica elettronica, non credo che succederà… non saprei dire cosa veramente influenza i nostri suoni, ma sicuramente è qualcosa di molto naturale, come le nostre esperienze o ciò che ci circonda.
Così pensi che il “Karate Sound” abbia raggiunto una sua identità definitiva?
Credo che i nostri suoni siano una chiara rappresentazione del nostro background.
(Per me può pure bastare, ma Saretta la domanda sua se l’era preparata bene bene e indietro non ci si tira, no, manco per sogno… passo)
Cosa ne pensi di gruppi italiani come i Giardini di Mirò?
Giardini di Mirò?! Mi sa che non li conosco proprio…
Ma ci avete suonato insieme una volta…
Davvero?! Forse ho sentito parlare di loro, ma non conosco abbastanza la loro musica per poterne dare un giudizio…
(vabbè, dopo ‘sta figuretta del Sig. Farina, penso che si possa pure chiudere qua… )
Ok, penso che tu ne abbia abbastanza, grazie mille per la tua disponibilità, Geoff
Di nulla, è stato un piacere
E così siamo arrivati fino alla fine sani e salvi, chissà che ci pareva…), cortese cortese Mr. Farina, sì sì, ho capito un 10% delle sue risposte ma tanto c’ho tutto in cassetta, sbobina e sbobina qualcosa ci caccerò fuori, speriamo (e infatti eccolo qua ‘sto popò de intervista, ehm ehm…)… nel frattempo suonano i Laundrette, non proprio tra i miei preferiti, ci pregustiamo il concerto dei Karate, che confermando le aspettative si mantiene per un’ora abbondante su alti livelli, nonostante qualche piccolo problema acustico all’inizio… mai visto un Thermos così pieno, non si cammina, una folla attenta e disposta a lasciarsi travolgere dal maremoto di sentimenti che solo Farina e soci sanno cavar fuori dai propri strumenti… e ben presto, ci lasciamo travolgere volentieri anche noi…