(Upper Class 2005)
The Russian Futurists è il nome dietro il quale si cela il canadese Matthew Adam Hart che, armato di tastiere, drum machine e organetto, sforna il suo terzo disco di Pop elettronico da cameretta.
Un disco che disorienta non poco dal momento che ai primi ascolti appare un pò troppo omogeneo e monocorde e sembra non comunicare nulla. Soltanto con il susseguirsi degli ascolti (non pochi) “Our Thickness” riesce ad emergere in tutta la sua originalità e diventa facile lasciarsi accattivare da queste sinfonie digitali cariche di riverbero, battiti programmati e melodie minimali che diventano affascinanti soprattutto nella seconda metà dell’album.
Si comincia con le imponenti tastiere trionfali di Paul Simon, passando per la melodia ipnotica e suadente di Sentiments vs. Syllables (l’episodio migliore), i rimandi europei (Ci Sarà di Al Bano e Romina Power o sono pazzo io?!?) della linea melodica di Hurtin’ 4 Certain, le cadenze Hip-Hop di Why You Gotta Do that Thang?, l’andamento etereo e sognante di Incandescent Hearts, la melodia natalizia e molto catchy di These Seven Notes, fino alla chiusura affidata alla cinematografica 2 Dots On A Map.
Come detto quindi, un disco che non si distinguerà per immediatezza ma che dimostra le doti e l’abilità del signor Hart che indubbiamente sa il fatto suo.
Voto: 7
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