Pop…Semplicemente Pop. Fortunatamente Pop.
Di Michele Benetello
TRELIKS – Stereo mCd (Facevalue)
Soltanto pochissimo tempo fa avevamo lodato il loro precedente singolo Mexican Road Movie, battono dunque il ferro finchè è caldo i Treliks (un quarto dei quali italianissimo et femminile) con tre nuovi brani dalla forza dirompente. La title track, con i suoi zampilli di Farfisa e il suo singhiozzare ritmico ha nulla da invidiare alle pantagrueliche produzioni major (e non è detto che un giorno, a breve…) e si candida come torrido riempipista indie rock; pure Hackney Girls è un 60es beat al fulmicotone, ma quando giunge Firedoor m’appare lo spettro del miglior Julian Cope e vedo sul soffitto i Teardrop Explodes a fiammeggiare. Grandiosi.
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TEARS IN X-RAY EYES – The Way We Live Now Cd (Test Tube)
Quest’uomo (Tim Closs) è un genio, un puro genio che sa maneggiare un po’ tutto lo scibile sonoro abbellendolo con delle elettronicherie ora d’antan ora dal piglio moderno. Tim Closs è un genio e The Way We Live Now è uno dei pochissimi album che si fanno ascoltare dall’inizio alla fine senza aver cedimenti, riempitivi o noie. E sono immagini di 40 anni di pop che escono allo scoperto con grazia e senza urli. Pop nordico, James, la scozia della Postcard, la él records, la Labrador, tweepop e i grandi compositori di ieri e di oggi. Closs è un po’ Simon Warner, un po’ Patrick Wolf, un po’ Robyn Hitchock incapricciato con le tastiere; un po’ tutto e il trittico sublime d’inizio lo conferma. Don’t Be So Beautiful è un’aggraziata canzone d’amore, Love is Suicide un singolo che in un mondo migliore guarderebbe dall’alto in basso mezza popolazione del pianeta e che rimembra in 4’11” Suede, Libertines e Scott Walker. Possibile? Sì. Promised Land sono i Proclaimers simpatici e dalle mani vellutate. E poi. E poi Nothing On Earth e il pizzicar d’acustiche e carillon, firmamenti e sigarette; They’ll Never Take Us Alive e il mood da Bacharach ubriaco, Heavenly Host spurga lacrime mentre Electricity rialza la testa con un indie rock favoloso e modernista (Kaiser Chiefs? Departure?). Si chiude con il soffuso languore di 100 Years, con il New Order omaggio di Synchronise e con una title track che vi soffia la buonanotte. Registrato nella propria cameretta e prodotto dallo stesso Closs, The Way We Live Now è un capolavoro. Quello che ogni cantautore – sia esso alle prese con Korg o acustiche a 12 corde – cerca, è la quadratura del cerchio, è la maniera in cui Lui vive. Chapeau.
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DELUKA – Deluka Ep mCd (Deluka)
Si sta ultimamente assistendo ad un proliferare di nuove band in un mercato (quello inglese) da sempre fecondissimo. Tra gli ultimi arrivati questi Deluka, all’esordio con un quattro tracce indeciso se cedere a rifiuti Garbage (In The City) oppure osare con matrimoni electro-rock. Quando virano di seconda sanno scrivere anthem perfidi per il dancefloor (Invisible) o occhieggiare le classifiche (Don’t Sell Yourself). Sembrano già discretamente audaci nella scrittura e maturi nella produzione. Ne risentiremo parlare, spero, se non verranno fagocitati da un mare impietoso.
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THE APARTMENT – Everyone Says I’m Paranoid mCd (Fierce Panda)
Se è in arrivo un revival brit pop l’avevo soltanto annusato, perdendomi gli avamposti, se è in arrivo un revival the new wave of the new wave of the new wave of the new…gli Apartment sono la testa di ponte. Grande è l’attesa sotto il Big Ben per questo quartetto formato anche da due oriundi italiani; e Fierce Panda è garanzia, sapendo scrivere canzoni. La title track è una crasi tra le atmosfere dei Gene e le metriche Interpol, ovvero non 3’15” per i quali strapparsi i capelli, nell’Anno Domini 2005. Davvero meglio l’epica di June, July dove si ritirano fuori dagli armadi i Chameleons e i vigorosi Sound. Se il revival brit pop è davvero alle porte non guarda al 1995, ma al 1983.
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FANS OF KATE – Fans Of Kate Ep mCd (Headwrecker)
FANS OF KATE – I Don’t Know What To Do With My Hands mCd (Moshi Moshi)
Sempre buone nuove, a scavare nei talenti che verranno, e la sorpresa dei Fans Of Kate è di quelle destinate a lasciare un segno. Enorme la progressione avuta da questi ragazzi nel breve volgere di pochissimi mesi, laddove l’omonimo Ep poneva le basi del loro particolarisismo songwriting, abile nel mescere Travis, Killers e Keane aggiungendovi una voce celestiale à la Geneva (qualcuno li ricorda?). Tape23 è tutto questo, ma sanno anche ferire il dancefloor quando aumentano i battiti cardiaci, come i Keep Warm – The Do Do Song. Belle speranze, dunque. Confermate in pieno dal singolo in uscita su Moshi Moshi dove riescono a migliorarsi con una title track che non mi stupirei di vederla innalzare nelle classifiche ufficiali con il suo refrain che cita ABC, la Liverpool dei Lotus Eaters e il gran percuotere di tasti Killers. A completare il quadro il Simian Mobile Disco Remix di Tape23 (che ne penalizza l’accento melodico) e il potenziale hit in versione demo dell’altrimenti inedita A Brief Guide To Coward Rock. Una stella è nata, e guarda verso Kate.
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ZOMBINA AND THE SKELETONS – I Was A Human Bomb For The FBI mCd (GoJohnnnyGoGoGo)
Con un immaginario che pesca dai b-movie, I 5 Zombinas giungono da Liverpool per quello che è il loro debutto ufficiale dopo una manciata di demo. Nient’altro che rock and roll che pesca dal glam e sfocia nel garage, genuflettendosi nel frattempo ai Cramps e ai B52’s. Nulla di nuovo nelle tre tracce, ma titoli quali I Love Rock And Roll (che ricorda Helen Love e i Ramones) e Punk Rock Vampires: Destroy! la dicono lunga sui quindici minuti di eccitante casino che passerete all’ascolto. Perfetti per un fumetto della Marvel o per fans di Gene Vincent e/o Link Wray. Teenager Kicks!
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THE HAIR – Haircuts mCd (Hairmusic)
Altro nome nuovissimo ma sufficientemente originale per attirare attenzioni su quattro canzoni altrimenti difficilmente etichettabili, dove Brick Supply è un (poco immaginabile) crocicchio tra Grace Jones/Talking Heads e pop britannico; Left Foot/Right Foot prosegue nell’assioma e Jigsaw Ballard suona come pop sghembo e Fall(ato). A chiudere uno dei più gustosi apocrifi Gang Of Four d’annata (siamo dalle parti di I Love A Man In A Uniform) mai incisi: Bunny Boiler.
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LOVE ENDS DISASTER! – Stories For The Dislocated Ep mCd (Denial)
Mi permetto di tirare un po’ acqua al nostro mulino, ma: quando tra qualche mese ne sentirete parlare in ogni dove, citandoli di volta in volta come se fossero i nuovi Placebo o i nuovi Interpol, beh…ci piacerebbe che andaste con la mente a quel giorno (ovvero, oggi) nel quale per la prima volta il nome vi sfioro’ gli occhi. Questo per sollecitarvi, doveste investire qualche fiche sulla frenetica borsa londinese, nell’acquisto dei Love Ends Disaster!, banda che in capo a qualche settimana sarà la solita the next big thing. Rough Trade ha paragonato la portata di questo 5 tracce a Killing An Arab. Iperboli ridicole, certo. Ma è anche vero che i ragazzi di Neils Yard generalmente non sono teneri e poco si sbilanciano. Stories For The Dislocated Ep è il debutto di questi ragazzotti dove – con l’ausilio di Warren Bassett, già smanopolatore per Bloc Party – si pongono come risposta agli Interpol. Però. Però non solo, dacchè TV comincia come una traccia dei newyorchesi ma poi si evolve in una sghemba new wave dai luciferini profumi Killing Joke; ma vi sono ancora ottimi momenti come le nevrosi di Ginko Disco, la new wave d’antan di Sendai (Cure+Batcave), sul lento gotico moderno di Little Lost Causes (tra Radiohead e i Joy Division slabbrati) e sul de-evoluto Brainiac rimembrar di Warning: Robots. In definitiva, metteranno d’accordo un po’ tutti, scontentandone una buona percentuale. Se l’amore finisce in un disastro, è anche vero che qui comincia nel migliore dei modi.
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THE MARCH HARES – Ep1 + Ep2 mCd (autoproduzione)
Sono otto brani divisi in due Ep, praticamente un album spezzato a metà per una band della quale ignoro qualsivoglia info che non si possa evincere dall’ascolto. Il fatto è che devono aver cuore e polpastrelli perduti in uno spazio temporale che oscilla tra gli Small Faces e Elvis Costello. Almeno così si ode nel pub mod di London’s Dead. Chiaro che declinano dell’altro, come nel combat brit di Backbone e Bloodshot che odorano di Cast; o gli Smiths di Strangeways, Here We Comes resi lo-fi in Limited Advice; o ancora il countryStrokes di Father, ma l’anima da pub e boccali di birra levati al cielo non li abbandona un attimo.
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MAXIMO PARK – Apply Some Pressure mCd (Warp)
Suona strano vedere una banda rock in territori mai esplorati, eppure i Maximo Park sono il primo gruppo con chitarre ad essere approdato sulla digitale Warp Records. Probabilmente un modo per occupare nicchie sul mercato già appannaggio dei vari Libertines, Razorlight e Hope Of The States. V’è un enorme spinta pubblicitaria per questi Maximo Park che danno per fenomenali dal vivo, eppure Apply Some Pressure necessita un lungo acclimatamento d’ascolti prima di venir metabolizzato, e ancora non possiede l’immediatezza di Carl Barat o dei Kaiser Chiefs. Né meglio sputa Fear Of Falling, solito rock nerboruto così à la page oggidì.
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HARD-FI – Cash Machine mCd (Necessary)
Eccola, una vera sorpresa! Senza tante spinte e senza clamori gli Hard-Fi arrivano nei negozi con plasma Sandinista e fili elettrici black nei tessuti. Cash Machine è un liquoroso dub rock funk che pare davvero provenire da un luogo immaginario tra Sheffield, Kingston e New York. Meraviglia bollente, ispirata e notturna sulle corde della coppia Strummer/Jones nata black. Molto bella anche Sick Of It All, ovvero Sherwood pronto a copulare sul brit rock. Grandiosi Hard-Fi, sbrigatevi prima che vada esaurito.
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CANE141 – Flutters Fot Cuts Ep 12” (Play)
Ritorno dei Cane141, band che passammo eoni orsono, e percorso strano e tortuoso quello di questi yankees, partiti con florilegi di chitarre cari a Chills e Go Betweens si ritrovano ora alle prese con la dance più cerebrale. Un 12” originalmente uscito su Palm Beats che oggi trova asilo sulla giapponese Play Records nel quale dipanano e smantellano lunghi drones dub con organetti vaporizzati su echi electro. Zero Gravity Year 81 e 3345 rappresentano al meglio il mutamento in atto, ancora stucchevole, lezioso e – sinceramente – piuttosto noioso.
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KAISER CHIEFS – I Predict A Riot mCd (B-Unique)
Semplicemente il singolo più bello degli ultimi tempi.
Un assalto sonico che omaggia Jam e Clash prendendo spunto dai Libertines più stradaioli: strofa perfetta, bassi moderni, chitarre a profusione e un ritornello pauroso. Chi ha voglia di chiedersi se questi ragazzetti domani saranno ancora capaci di fare dischi? I Predict A Riot è la superba continuazione del rock inglese. A Must.
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THEE UNSTRUNG – Contrary Mary / You mCd (Poptones)
Altro bel manufatto che sta avendo un discreto successo nell’underground inglese; sono solo pochi minuti nei quali gli Unstrung setacciano gli Strokes spruzzando loro addosso veli di antiche vestigia coloniali. Tra Spizz, Oasis a 78 giri, Pogues e un gancio melodico che non fa prigionieri. Uno di quelli che si era soliti apostrofare come anthem, e pure tra le migliori cose uscite dalle fucine Poptones da due anni a questa parte.
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VV.AA. – Community Service Cd (Akoustik Anarkhy)
Devono avere degli A&R con le palle così, giù alla Akoustik Anarkhy, ad ascoltare questo sampler. Oltre ai già familiari Loose Cannon, che sputano la fiammeggiante What Comes Next? già passata su queste colonne, e alla sotterranea bomba in procinto d’esplodere Nine Black Alps (Shot Down è un hard punk che ruba ai Neils Children), oltre a tutto ciò vi sono i buoni propositi di Sam & Me (l’acquerello di Daisy Chain che rimembra Ben&Jason), e i Soft Priest con un rock aguzzo titolato The Axel Of Evil Keneval dove incrociano Police e Bloc Party. Più di maniera, ma non per questo mediocre, il country spedito degli Exports e gli arpeggi (quivi raccolti live) degli AuTokat in White Shoes. Comprateveli ora prima che vengano assisi su potenti scranni major e vi sparino 4 sterline a singolo.
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ONE FOR JUDE – Hèlice mCd (La Farandole)
Francesi, già fuori con un album in studio e uno dal vivo in edizione limitata registrato a Praga, questi One For Jude editano ora un 4 tracce dove i referenti più prossimi sembrano essere certi capisaldi d’atmosfera tra new wave eterea (circa Dif Juz), ambient e oscurità prossime al gotico. Vibranti ed emotivi sparano però tutto su una title track vicina allo spirito 4AD (Richenel) e chiesastica in più d’un passo. Prodotto dunque destinato ad un pubblico oscuro ed invaghito dall’ossianico, ma è peccato simile ghettizzazione dacchè è sorpresa non da poco scovarli più ampi e maturi di quanto la prevenzione possa far pensare. The Punishment Of White Rose prosegue sulla strada irta di spine di certi In The Nursery / Jad Wio meno catacombali e L’Ebloui torna nelle cattedrali a declinare del pop buio. Una versione raccolta live della title track chiude il tutto. Intriganti, a dispetto dei luoghi comuni.
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GLASS – Glass Ep mCd (Soviet Union)
Torniamo a cose a noi più consone (non che sia abbia steccati, ma ci sentiamo più a nostro agio oggi in codesti lidi). Il paradosso è che – pure se dignitoso – il debutto dei mancuniani Glass ha ancora troppe icone incollate al muro. A poco serve l’aiuto del guru Andy MacPherson (già dietro la cabina di regia per Who, Teenage Fanclub, Frank Black) quando in Gun In A Paperbag richiama Cobain o quando la pur deliziosa Doves vira verso Yorke. Tracce ancora acerbe che poco aggiungono ai nomi testè citati. Buon primo passo, certo, ma l’affrancamento da certi modelli suona necessario.
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SUPERSYSTEM – Born Into The World mCd (Touch & Go / Wide)
La sensibilità pop di El Guapo, sempre restìa ad affiorare, esce per farsi prepotentemente minacciosa con il progetto Supersystem. Dopo un paio di uscite – invero ostiche – su Dischord devono aver deciso che un cambiamento radicale di nome e di rotta, abbracciando il nuovo ordine danzante mondiale, fosse d’uopo. E dunque che Born Into The World sia. Pur accodandosi agli stilemi delle facce già note (Rapture su tutti) Supersystem ha forza a vigore; quindi non solo dance per anche e legamenti ma anche zigzaganti Prince, arpeggi world-oriented, urla belluine, Biting Tongues e Factory Records. Un hit per le tette ed il cervello. Meglio ancora i fenomenali 6’00” di Defcon (Single Edit), viaggio a ritroso tra la New York della primitiva Ze Records, le Slits, 808 State, Konk e Clock DVA. Uno sciacallaggio sonoro dalla forza dirompente.
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ELEFANT – Misfit mCd (Kemado / Wide)
Tratto dallo splendido Sunlight Makes Me Paranoid, album che passammo in tempi non sospetti, incensando la grande espressività di questa banda americana, quasi degli Interpol meno invasivi, snob e oscuri. Misfit sforna tre pezzi nei quali gli affezionati al suono guitar pop troveranno comodo rifugio per appoggiare il cuore. Già tra i preferiti di Morrissey (che li ha scelti come support act) gli Elefant paiono destinati a radioso futuro e sia Eleanor che il demo di Annie lo dimostrano. Grandiosi, proprio come gli animali che omaggiano nella denominazione.
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IMBECILES – Cool T-Shirt mCd (Only Lovers Left Alive)
Uscito da parecchio tempo, ma soltanto ora in mio possesso tramite polpastrelli amici…E troppo bello per passarlo criminalmente sotto silenzio. A dispetto del nome una delle cose più gustose ed intelligenti dell’anno appena trascorso: base electro, riff hard, arpeggi mediorientali e un giovine Lydon che declama come se fosse nei Leftfield di Open Up. Due versioni della title track e Systematic mi fanno pensare che Galvanize dei Chemical Brothers sia nata rubando qualche ideuzza a questi ragazzi, senza però ca(r)pirne lo spirito. Bomba passata sotto silenzio ma che vi esorto a far vostra dovesse capitarvi tra le mani.
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THEE EXCITERS – Johnny’s Too Messed Up 7” (Delincuentes)
Bel quartetto drogato di selvaggio garage beat che ancora urla la sua forza da vetusti pezzetti di vinile. Johnny’s Too Messed Up nulla aggiunge al genere, eppure ogni volta è pur sempre un godurioso casino approcciare questi mondi 60es sozzi et gagliardi. Buonebuonissime anche Out Of My Hands e Mummy’s Little Boy. Prima uscita della neonata Delincuentes Recordsa, e dunque supportateli. Let’s Party.
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JACKIE – Jackie Ep mCd (autoproduzione)
Ci si può professare cyber-mod e girare imperterriti per la strada? No, dico…Si può? Chiaro che ognuno dice quel che più gli aggrada, l’importante è che a cotanta faccia tosta corrisponda un prodotto coi fiocchi. Così pare. Anche se derivativo, l’ascolto dell’Ep scivola piacevole, accodandosi di volta in volta a Who (Rob), Menswear (Straight), classico brit pop (Switch). Non è peccato (almeno non mortale) dacchè ogni generazione è peggiore della precedente. Bene s’accaserebbero su Fierce Panda e/o Poptones, dico io.
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POLYSICS – New Wave Jacket mCd (Surlaplage)
Pareva avesse dovuto scoppiare un piccolo caso all’uscita dell’album Polysics Or Die! debutto dei terribili giapponesini, figlioletti de-generi dei Devo. Così non è stato, un po’ perché la materia ha mostrato da subito la corda, un po’ per la sfortuna d’essere capitati nel momento più florido per il rock tradizionale inglese da dieci anni a questa parte. Partono dunque da omaggi Devo i Polysics, ma si perdono subito in grovigli e soffocanti confusioni, ecco dunque New Wave Jacket dalle belle intuizioni annegate in brodaglie, e così la curiosa rilettura di My Sharona che fa rimpiangere quella dei nostrani Vena di quasi 20 anni orsono. Sayonara.
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SOHO DOLLS – Prince Harry mCd (Poptones)
Forse la più bella uscita Poptones (assieme a Special Needs, di cui leggerete più avanti) prima dell’ibernazione. Nulle pretese, per queste Soho Dolls, ma è forse meglio così. Come sovente accade, quando meno te lo aspetti succede che. Succede che queste ragazzine hanno talento e una predisposizione per il techno pop davvero invidiabile. Siamo su strati Ladytron, con l’aggiunta di bubblegum e melassa, come le due versioni della title track dimostrano, quasi fosse la divina Kylie prodotta da Gary Numan. Talamo intrigante.
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DUSTINS BAR MITZVAH – Jimmy White / Lucy mCd (Soup)
Ecco un bel pop punk d’altri tempi rivisto con l’irruenza che solo un adolescente può vantare. Lucy è Pogues con super alcool e Adverts irruenze; Jimmy White percuote Undertones (Jimmy Jimmy?) e Damned. Peccato siano sconosciuti, la speranza è che l’Ep in uscita a breve – data l’ulteriore progressione carpita ad un veloce ascolto – porti visibilità.
Peter.clack1@btinternet.com
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THE BRAVERY – An Honest Mistake mCd (Loog)
Se Unconditional era mitico e sorprendente, questo secondo e nuovo singolo della banda americana farà levitare ulteriormente le quotazioni e spezzerà migliaia di cuori femminili, pronte a deporre dalle camerette il poster di Brandon dei Killers. Epperò è un mezzo passo indietro, e a poco serve tirare in ballo i soliti Cure e la new wave quando cio’ che esce è una brodaglia più indicata per il Batcave d’antan, dacchè quivi si rifà il verso a Essence e Specimen. Ma non le avevamo sepolte quelle voci cavernose su battiti pseudo electro? Non avevamo chiuso l’armadio con i dischi delle X-Mal Deutschland? Faranno strage, chiaro, anche se è puro riempitivo da zero assoluto i pochi minuti di Hey Sunshiney Day. Ma prima del giudizio definitivo attendiamo l’album e la prova del nove on stage. Mistake e basta.
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VV.AA. Pop Schmop Cd (Absolutely Kosher)
In tempi da compact a 20 euro e singoletti da 7 c’è ancora chi vuole soltanto far conoscere a più gente possibile la propria musica. E’ il caso della Absolutely Kosher, alla quale potete rivolgervi per avere – assolutamente gratis – il loro sampler con venti tracce. Tra l’altro ottimo ed eterogeneo nelle proposte, che oscillano tra il pop, post-rock, elettronica e strani ibridi. E dove nomi quali Okay, Jukeboxer, Frog Eyes (grandiosi, tra Sparks e Pavlov’s Dog), Pidgeons e Wrens dimostrano la vitalità dell’etichetta.
macher@absolutelykosher.com
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BIB – Jobs-On-Line mCd (Adult Baby)
Cè ancora chi si diletta con dell’elettronica stranita ma dal gancio pop. I Bib, ad esempio, nuovissimo combo eccentrico che gioca in lo-fi tra i Blur più stralunati, la new wave e gli Age Of Jets. Con una title track goduriosa e intelligente (quasi i Krisma di Clandestine Anticipation) e una Victims Of Crime che è sublime manufatto electro. Ne vogliamo ancora, magari su 12”.
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MIKA BOMB – Osaka mCd (Damaged Goods)
Cosa accade se delle giapponesine sbarcate a Londra con l’intento dichiarato di essere vere punk finissero con l’assomigliare – quando va bene (Osaka) – ad un incrocio sonnacchioso tra Garbage ed Elastica e quando va male – Have A Bad Day (Samurai Version) – a chanteuse buone per un MilleLire di provincia? L’ascolto ve lo svelerà. Probabilmente l’aver passato del tempo in compagni dei Bis nelle scuderie Grand Royal (l’etichetta che fu di proprietà dei Beastie Boys) le ha segnate. In peggio.
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!FORWARD RUSSIA! / THIS ET AL – Split 7” (Dance To The Radio)
Prima uscita anche per la neonata Dance To The Radio (che ha pure un bel sampler gratuito in uscita) e da subito due bei colpi che potrebbero smuovere frotte di A&R. Meglio tra i due i !Forward Russia! che in Nine trovano la quadratura di un cerchio che contiene Franz Ferdinand, Gang Of Four e i Clock DVA di Breakdown, mentre i This Et Al con He Shoots President viaggia su binari più da classifica, dando la loro muscolosa versione di come dovrebbero essere i Muse per non lasciar tracce di glucosio al loro passaggio. Buon punto di partenza che ben fa sperare per le prossime uscite in casa Dance To The Radio.
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THE SPECIAL NEEDS – Francesca mCd (Poptones)
Ed eccoli gli Special Needs! Come anticipato, gli ultimi spari nel buio della Poptones sembrano finalmente aver colto nel segno. Ottima l’epica degli Special Needs con un indie pop che spazzola via un po’ tutto il rock inglese che conta: dalle ritmiche mod agli Wah!, dai Kinks ai Divine Comedy. Gentilissimo e allegro cinguettare nella title track, mentre The Maddering Glare e The Winter Gardens svolazzano tra orpelli Dexy’s Midnight Runners e Blur. Questi sanno scrivere canzoni, con buffetti, spessore e sha la la la.
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THE DELANERS – Take It To Your Place 7” (Tap’n’Tin)
E chiudiamo con la gustosa sorpresa dei Delaners. Quivi si viaggia sul rimembrar degli U2 di Boy, ma lo si fa con uno spirito e un’irruenza dalle muscolose braccia wave che non hanno paura d’attorcigliarsi sui Departure o sui The Bravery. Chitarre taglienti, mood psichorock e un ottimo tiro per il dancefloor. Take It To Your Place viaggia a mille, e quasi meglio fa Sweet Jar, la sua faccia speculare. Bravissimi.
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KAISER CHIEFS – I Predict A Riot
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THE DELANERS – Take It To Your Place