@Thermos, Ancona – 6 Febbraio 2005.
Articolo Di Sergio Sparapani
Foto Di Alessio Trapè
Il pubblico di palati fini che frequenta il Thermos di Ancona si sta abituando ad accogliere Howe Gelb, di nuovo gradito ospite del locale di via san Martino a distanza di poco più di un anno dall’ultima visita. Stavolta però l’uomo di Tucson (ancorché nativo della Pennsylvania), si presenta recuperando la ragione sociale originaria, Giant Sand, del resto utilizzata anche per l’ultimo disco uscito lo scorso anno, “Is all Over The Map”.
Ad ornare la polvere e i ronzii di fondo del leader addirittura un trio danese: bassista, batterista e chitarrista, bravo anche con la steel guitar. Sullo sfondo, un video che alterna l’immagine della (orrida) cover dell’ultimo disco a flash di bimbe danzanti tratte da qualche vecchio film, mentre a un certo punto compaiono per qualche minuto il volto e la chitarra di Rainer Ptàcek, sodale di lungo corso di Gelb, scomparso a causa di un infarto nel 1997.
Perché Gelb si sia di nuovo camuffato Giant Sand è un tema in fondo poco appassionante. Burns e Convertino, dopo il divorzio, viaggiano su altri lidi forti di una proposta francamente assai più interessante di quella attuale a firma Giant Sand. Però il deus ex machina dei Giant è Gelb che quindi può disporre del marchio a piacimento visto che quando uscì il primo disco del glorioso gruppo, in piena era New Wave (“Valley Of Rain”, lo ricorda qualcuno? Riascoltato oggi non sembra granché), i Calexico erano di là da venire.
Il fatto che, ora come ora, chi scrive preferirebbe godersi un concerto dei Calexico non significa che l’esibizione anconetana sia stata da buttare. Tutt’altro. Più rock e meno lo-fi rispetto alla volta precedente, Gelb ha passato in rassegna la sua carriera senza concedersi più di tanto ai pezzi più noti e alle cover con cui di solito infarcisce le prove dal vivo. Chiusura con “Classico” (che guarda caso si pronuncia più o meno come Calexico, centrerà qualcosa?), ceduta anche a Nada, prima di promettere un pronto ritorno sul palco dopo una birra veloce. Promessa non mantenuta. Peccato.