Punk, punk, PUNK?
Di Marco Paolucci
Parlare di Punk è la cosa più facile di questo mondo. Parlare di Punk o PUNK o punk è possibile solo a Stewart Home nel suo saggio ristampato in questi giorni dalla casa editrice Castelvecchi. E ci riesce benissimo dato che il nostro non è un pivello della comunicazione, suo l’Art Strike londinese nato come sciopero contro l’ennesima mercificazione dell’arte, sue le continue incursioni multidentitarie come Monty Catsin nell’assembramento/movimento neoista sorto all’interno della scena Mail Art, suoi saggi sull’arte contemporanea e sui movimenti controculturali. Quindi di rigore la lettura necessaria in questo saggio di come Home intenda il punk, Punk, PUNK; le origini dei vari sinonimi sintattici che rimangono tali solo nella forma, le varie derivazioni/derive del movimento che spiegano le deformazioni di scrittura, che cosa è/potrebbe essere/è meglio che non sia più punk o Punk o PUNK sia a livello di musica che di stile di vita che di senso dell’esistenza. Un classico da leggere e rileggere e basta, senza MA o ma o Ma.