(Opax Records 2004)
I due gatti alieni torinesi continuano a far sul serio con la loro serie
“From The Earth To The Spheres”, li avevamo lasciati con la prima uscita
bloccata in mezzo al guado del gran disco per colpa dell’ospite di turno
Thurston Moore che ci / gli rifilava un pezzo senza capo ne coda di rara
bruttezza.
Bene, punto a capo e sotto col volume due.
Stavolta in compagnia dei Thuja di Loren Chasse e Glenn Donaldson
si rifanno decisamente alla grande, i Thuja inanellano 18 minuti assolutamente
strepitosi muovendosi lungo territori per loro raramente cosi oscuri, suoni naturali
ed organici, piccoli fraseggi di quello che crediamo un harmonium, flebili percussioni
metalliche; tanta magia. 18 minuti spontanei che si autocombustano in un’unica
fiammata lucente da sogno che stilla da tutti i pori nettare Popol Vuh.
Rimbombanti caverne fatte di muscoli, nervi e sangue che realmente scuotono l’anima.
Prezioso scampolo di blues suonato come lo sanno suonare soltanto su Marte.
I My Cat Is An Alien da parte loro ci invitano subdolamente
ad entrare in un’universo multicolore che respira in parte le stesse atmosfere
dei Thuja ma si innerva di colori talvolta molto più accesi e droning,
lento e pigro ruotare su se stessi in una stanza buia.
Spacemen 3 ai quali ha dato davvero di volta il cervello, più probabilmente
figli bastardi e carini di tutta la più out scuola
texana.
Botta in testa che mena fendenti riverberati ed in una manciata di minuti riesce
a crashare in maniera plausibile cinquanta anni di roots e sperimentazione
senza mai essere stucchevole. Chi è abituato a parlare con le stelle d’altronde
di tutto questo se ne frega altamente credo.
19:44 minuti / secondi che scivolano via sul filo dei nervi giocando in punta
di dita con mille perle di vetro che si riflettono fra di loro.
Ragazzi lunatici ma tutt’altro che gracili crescono ancora.
Voto: 8
Link correlati:www.mycatisanalien.com