(Amanita Records 2005)
Prendete un trapano o un martello pneumatico, inserite una punta robusta, accendetelo ed accompagnatelo con la mano delicatamente dentro un timpano. E’ questo l’effetto che fa il cd in questione, un esempio di come il suono possa annientare le difese immunitarie naturali preposte alla protezione dell’apparato uditivo. Un masso sonico che colpisce ripetutamente il vostro cervello sovraccaricando le sinapsi fino a farle risuonare senza il vostro consenso con le note(?) prodotte dalle casse del qualsivoglia supporto stiate utilizzando per ascoltare/torturare le vostre orecchie e il vostro quieto vivere. Un martello percosso con l’amore e la delicatezza che solo chi vi ama/vi vuole vedere morto per davvero senza ipocrisie può utilizzare. Uno spaccato evolutivo di math-noise? probabilmente, Oneida all’ennesima potenza(?). Sicuramente, un virus che rimane nel vostro cervello per parecchio tempo dopo che avete finito l’ascolto sempre se siete riusciti ad arrivare alla fine. Un disco composto di parti, forse canoniche canzoni sinceramente rinvenibili solo sulla carta, dato che non si riesce a capire quando una finisce e un’altra inizia, come succedeva ai vecchi tempi della pop-song, sempre e solo una variazione di volume applicata a questo trapano sonico. Un punto di non ritorno e di non ascolto. Sinceramente complimenti.
Voto: 8
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