Le Matite Dell’Underground A Confronto Con Annessa Intervista Al Curatore Della Psichedelica Fanzine ‘The Artist’.
Di Marco Paolucci
Esce in grande spolvero e in due tomi il quinto numero della fanzine The Artist dedicata questa volta alla storia del fumetto underground americano ed europeo. La copertina splendidamente disegnata da Matteo Guarnaccia storico italiano della controcultura ci proietta nel primo tomo a contatto direttamente con il personaggio “Jesus” di Foolbert Sturgeon, uno dei fondatori del fumetto americano underground insieme a Robert Crumb e Gilbert Shelton, con annessa relativa approfondita e sincera intervista redatta dalla mente viaggiante del progetto fanzinaro, tale Puck all’anagrafe delle matite, all’ideatore del Gesù ante litteram. Si prosegue il viaggio delirante ai confini della psiche con un’altra bella intervista a Bill Griffith autore del personaggio “Zippy The Pinhead” (armatevi di pazienza e cercate sue cose dato che in Italia non si trova quasi nulla). Il viaggio si ferma per una pausa per due chiacchiere con Filippo Aiuti filosofo e artista/collagista di Brera che vende la sua opera per 50 centesimi memore della lezione di Benjamin dell’opera d’arte nell’era della sua invendibilità tecnica. I fumetti di Necci, Donati & Manuppelli denominati “The Death” anticipano l’intervista a Matteo Guarnaccia, lo ripetiamo storico/partecipe necessario e fondamentale della controcultura italiana ed europea. La prima parte chiude con una bella monografia a cura di Michele Mordente su un altro eroe della poster-art e del fumetto americano oltre che inarrivabile e ammirato maestro tatuatore Greg Irons, mentre la seconda parte assolutamente non da meno (consiglio=obbligato l’acquisto dei due tomi senza remore) inaugurata dalla divertentissima copertina di Max Capa prosegue la sua carrellata nel fumetto con un’approfondita intervista al padre biologico degli incredibili personaggi chiamati “Freak Brothers” Gilbert Shelton, fondatore della mitica rivista Zap Comics insieme a Robert Crumb, altro grande/issimo disegnatore autore di “Mister Natural” e svariati personaggi dell’iconografia fumettistica non solo americana. In più The Artist sempre nella figura di Puck si cimenta in un’intervista fiume e limpida come l’acqua con Daniele Luttazzi che parla di se, della sua arte e del ruolo dell’intellettuale in Italia. Ancora un’intervista con Mike Diana e la sua delirante arte fumettistica, il quale ha dovuto passare un periodo in prigione assurdamente incolpato di aver istigato con i suoi fumetti gli omicidi di cinque ragazzi avvenuti tempo addietro a Gainsville in Florida. Ancora un’altra intervista al creatore della copertina Max Capa, storico “pennino” del fumetto anni settanta con la sua rivista “Puzz” e attualmente residente in Francia, per finire in bellezza e quattro chiacchiere con John Pound, famoso negli anni ottanta in Italia per le figurine “Garbage Pach Kids” da noi tradotte come “Sgorbions”, ma anche autore di “Howard Il Papero” per la Marvel. Un numero in due tomi da collezione, una monografia dovuta alla storia del fumetto underground a soli quattro euro il volume. Un consiglio…cercatelo/i = compratelo/i = contattate questi indirizzi:
lagoladipuck@email.it oppure felicman@tiscali.it
Il Vostro Kathodik-Man passa ora all’intervista in quadricromia:
Kathodik: Per cominciare accenniamo alla storia della pubblicazione della rivista: come è nata l’idea? Perché? Cosa volevate dire con questa rivista?
Ivan Manuppelli: “The Artist” è nata principalmente per pubblicare i fumetti miei e quelli dei miei amici, tutta gente che smaniava all’idea di poter assistere alle proprie visioni in versione carta stampata.
Sai, non è facile per un cartoonist non ancora sverginato trovare un posto dove pubblicare la propria roba, soprattutto se anche il panorama del fumetto indipendente è così troppo poco vasto e terribilmente a circuito chiuso.
A questo bisogno primario (fare fumetti o morire) si è poi aggiunto quello di creare una bella rivista che potesse contenerli. E questa non doveva essere semplicemente un contenitore o un magazine di critica. Quello che si voleva (e che sto ancora cercando di raggiungere) era dar vita a un qualcosa di totalmente fuori dalle regole. Sulla scia di Mad Magazine o di Zap Comix, per intenderci. Le riviste italiane (a volte anche nello stesso panorama underground) si prendono troppo sul serio, perdendo così quello spirito goliardico e totalmente libero che è a mio parere la prerogativa essenziale della stampa indipendente. Nonché, come avrai capito, il cardine su cui vorrei per sempre impostare la mia rivista (sparatemi se un giorno dovessi fare un numero solo per vendere).
Kathodik: Nello specifico come è nato questo numero? Qual’è l’idea che vi sta dietro, i contatti…tutto!
Ivan Manuppelli: Ti riferisci al The Artist #5, l’Acid Test?
Kathodik: Yes Man!
Ivan Manuppelli: L’idea era quella di proseguire con la nostra svolta underground, iniziata con il bacilierico numero 4 pubblicato nell’estate del 2003. Ci siamo detti: dato che sia per mezzi che per soldi a disposizione non saremo mai tanto lontani dall’ essere underground, tanto vale ereditarne anche lo spirito.
I due Acid Test, che assieme costituiscono il numero 5 di The Artist, sono nati dopo la quasi deludente esperienza con il nostro speciale horror Creepartist.
L’idea di base era quella di creare un numero più duro e psichedelico degli altri: da qui la veste grafica molto sixtye e le copertine lisergiche con la groupie “reginetta del rock” e i vortici da LSD.
A dire il vero, che ci si creda o meno, la mia idea era quella di creare un numero da considerarsi il “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” o il “Blonde on Blonde” alla The Artist, e da qui la scelta della psichedelia e della divisione dell’uscita in due numeri.
Se poi li si paragona l’uno con l’altro, l’Acid Test con la copertina di Guarnaccia è molto più hippie e psichedelico rispetto a quello con copertina di Max Capa, che rappresenta forse la faccia più estrema e meno sognatrice dell’underground che abbiamo analizzato. Non a caso, proprio in questa seconda parte, è pubblicata la nostra conversazione antigovernativa con Daniele Luttazzi, che con i trip del flower power non ha un cazzo a che vedere.
Per quanto riguarda i contatti, molti tra quelli che vedi sono artisti che collaboravano con noi già da tantissimo tempo: mi riferisco soprattutto al menestrello Franco Trincale, a Cavandoli e alla sua Linea, al burattinaio Adrian Bandirali, a Fernando Caretta, Tino Adamo, Hunt Emerson, Aloisi, Marinetti, Robert Armstrong, Mangosi e Paolo Bacilieri. Tutti nostri amici, ormai.
Altri artisti, come Max Capa, Guarnaccia, Filippo Auti e Mike Diana, invece li ho contattati per la prima volta proprio con questa uscita. E pensare che due di questi disegneranno una storia inedita per il prossimo numero speciale di The Artist.
Kathodik: Come vede The Artist la scena fumettistica italiana? E quella europea? Quella mondiale?
Ivan Manuppelli: Come vedo l’attuale scena fumettistica italiana?
Il nano Puck si aggiusta il papillon e le ali da pipistrello per caricarmi a bordo della sua Buick color vinaccia del 1962. Ha fretta e non riesco nemmeno a radermi le basette. I giapponesi, comandati dal sanguinario ammiraglio Yu Yu, hanno invaso il Bel Paese e non hanno intenzione di andarsene. Così carichiamo i fucili nel bagagliaio e ci dirigiamo alla base partigiana del fumetto underground, per aiutare l’Italia ad essere liberata dall’occupazione orientale. Il Capitano Fanzine ci accoglie a braccia aperte, ma sottolinea che con i mezzi che ha a disposizione sarà difficile cacciare il nemico a breve.
Intanto la frangia più conservatrice, guidata dal Generale Bonelli, manda i suoi bei marine Dylan Dog e Brad Barron a colonizzare le edicole, ma nello scontro i soldati semplici Nick Raider e Johnatan Steele ci rimangono secchi e stramazzano al suolo. E tutto ciò sotto gli occhi disinteressati della Lega dei Supereroi, sempre pronta a farsi gli affari propri e a collaborare con una o l’altra delle parti a seconda delle occasioni.
Nello scontro armato gli altri editori non rimangono con le mani in mano, e continuano ad addestrare e a partorire bellocci avventurosi con storie trite e ritrite. Peccato che la maggior parte di questi eroi cada a terra prima che qualcuno possa ricordarli. Nel frattempo i disegnatori (esterrefatti da questo scempio) si vendono come mercenari alla Francia di ReSole LuigiBandaDisegnata, in cambio di un tozzo di pane e di una quasi improbabile scalata nell’olimpo delle rockstar.
Mentre tutti gli altri editori e i sottoeditori e gli addetti al mestiere mandano a morte i propri personaggi per ruffianarsi le regole del mercato o vendersi agli affari francesi, io e il nano Puck osserviamo beffardi la scena dal fortino partigiano del fumetto underground . Non si sta male da queste parti, dopotutto.
Kathodik: Idee/anticipazioni per i nuovi numeri?
Ivan Manuppelli: Sto dedicando la maggior parte del mio tempo a un numero speciale intitolato “Tutto quello che avreste voluto sapere su The Artist Magazine e non avete mai osato chiedere”. Una cosa ben diversa da tutti gli altri numeri di The Artist che si sono visti, speciali compresi. Voglio raccontare delle storie, racconti grotteschi disegnati da cartoonist underground italiani e stranieri. Storie complesse che sono belle da leggere e non si limitano a ridursi a una semplice gag come le autoconclusive che siamo abituati a pubblicare. Se tutto andrà per il verso giusto, salterà fuori un bella raccolta di fumetti. Per quanto riguarda The Artist numero 6, invece, è in preparazione anche quello e uscirà parallelamente allo speciale. Ti dico solo che la copertina sarà affidata a un grande disegnatore americano.
Kathodik: Pensate di creare monografie pubblicate in maniera indipendete rispetto alla rivista? Oppure e anche approfondimenti sulla storia del fumetto underground?
Ivan Manuppelli: Niente di tutto ciò, almeno per ora. Una volta che il lavoro si limita al semplice atto di editare e pubblicare qualcosa già stato fatto, la cosa perde per me tutto il fascino e il divertimento. Non mi sento un editore, non c’è niente da fare. Per quello c’è della gente seria a farlo, anche nello stesso panorama indipendente/underground di cui faccio parte.
Certo, pubblicherò comunque fumetti americani mai visti in Italia per illustrare le diverse interviste ai rispettivi autori e per avere qualche personaggio fisso preso dal panorama degli underground comix, come abbiamo fatto adottando Firkin The Cat di Hunt Emerson e Mickey Rat di Robert Armstrong. Ma di albi monografici, almeno per ora, non se ne parla.
Kathodik: Aggiungo una domanda in corner: come mai non hai intervistato Crumb??????
Ivan Manuppelli: Ci ho provato, non credere, ma ormai sono convinto sia più facile intervistare J.D. Salinger, Syd Barrett o Osama Bin Laden. Uno di questi giorni io e il nano Puck andremo a prelevarli dalle loro sedi segrete e li assumeremo come membri fissi della redazione. Ci sarà da divertirsi!