Di Manuelita Marcantonij
Come trasformare una “giornata potenzialmente sprigiona insulti”, (che, per brevità indicherò come GPSI), in una “giornata chiaramanente da turpiloquio”, (GCT, n.d.a.), in numero 7 semplici, geniali mosse. E un briciolo di “collaborazione” da parte del resto del genere umano, animale, vegetale, e minerale:
1. prendi una giovane aspirante “giornalista” fermana dalle spiccate capacità letterarie inversamente
proporzionali alle sue capacità di concentrazione, alle prese con la recensione di un gran bel
volumetto da consegnare entro e non oltre un ragionevole quanto pazientemente silente tempo di
attesa del suo “redattore” ;
2. collocala accanto a 1 “monolite” risalente probabilmente alla guerra del ’15-’18, che il padrone di
casa spaccia familiarmente per “lavatrice”;
3. fa sì che l’elettrodomestico sopraccitato sia inutile quanto un “torcitorsolofrutta” della
Tupperware, (1 must tra le casalinghe di mezzo globo, isole incluse, n. d. a.), e rumoroso quanto
un diesel con la marmitta forata;
4. aggiungi una coinquilina “punkabbestia inside”, dedita al culto del “giorno di bucato” 4 volte alla
settimana, ostinatamente fissata nel separare i capi in base alle differenti sfumature cromatiche e
alle temperature di lavaggio, (concetti del tutto incomprensibili ai più, ne convengo);
5. deducine che tale principio porta la tipa a farne 4 di lavatrici ogni volta, (due a 30 gradi per i
sintetici dai colori più delicati, una a 60 gradi per i capi misto cotone con la sapiente aggiunta
dell’ammorbidente, e una a 90 gradi per lo sporco più ostinato!-…ovviamente con centrifuga
finale…particolare “pulp” da non sottovalutare nella sua gratuità..-);
6. mettici pure una seconda coinquilina 100% made in China che, contravvenendo oltre che alle più
elementari norme non scritte di civile convivenza, (e pure ad una decina di articoli di codice
penale internazionale in merito all’emissione abusiva di effluvi naturali), si mette a cucinare un
organismo pluricellulare non meglio identificato, (ma con evidenti segni di rigor mortis), che
rende drammaticamente l’idea di chi ha provato a essere cucinato, ha lottato e per questo ha
sfidato il destino e ha inesorabilmente perso…
7. shakera il tutto e..
..converrai del come e perché, inquieta e perplessa (..ammesso che nutrivo la seria aspettativa che, come minimo sindacale, le due cadessero in ginocchio davanti all’evidenza della mia tragedia letteral-emotiva..invece, cosa fastidiosa assai, mi han ingnorata continuando a fare le faccende loro!), abbandono la cucina e salto la cena adducendo alle scuse più ignobili e inverosimili, (Ghandi avrebbe certamente apprezzato..), per rinchiudermi nel mio “loculo con vista panni stesi” a buttar giù queste righe.
La prima cosa che mi colpisce della mia nuova “ubicazione” è il surreale silenzio. O si sono vicendevolmente scannate per il monopolio della stanza, o sono uscite.
Per non macerarmi troppo su, metto su il CD allegato al libro da recensire.
L’avvertenza è d’obbligo:
non t’aspettare di ascoltarlo a “Top of the Pops”, a contendersi la classifica con Britney Spears e Busta Rhymes. Ma te, mentre te ne stai lì, sprofondato nelle pagine di Denti, infilalo nel lettore, premi play e lascialo in sottofondo. Basso-basso. Appena percettibile. Non mettere gli auricolari. Lascia che il ritmo ipnotico venga lentamente assorbito da ciò che ti circonda. Almeno per osmosi! Ti verrà restituito quando meno te lo aspetti e più ne avrai “bisogno”. Non so se questi Noxia avranno un futuro, ma di sicuro sono un piacevole presente.
A prova di lavatrice.
Se il cd è tutto un dire, il libro è tutto un tacere.
Ogni pagina, ogni storia, è una finestra su un mondo diverso, onirico e reale, aperto a tutti e a nessuno. E quel che vedi non lo puoi descrivere ma solo sperimentare.
Se è vero che le cose vanno “danneggiate” in proporzione al loro valore, dovrei tediarti ancora per parecchie pagine.
Di Paolo Denti non ho mai letto niente. E mai ne avrei forse sentito parlare se non mi fosse stata data l’occasione di “conoscerlo”.
Magari è un genio. Magari è un pazzo visionario. Ma può permetterselo.
“Fiabe? Non so…forse”.
Da leggere. Rileggere. E leggere ancora.
Per contatti: Enrico Ferraris