Diario 1989-1990
Di Marco Paolucci
Derek Jarman è stato e continua ad essere considerato sia in vita che a più di dieci anni dalla sua morte una figura fondamentale e necessaria della cinematografia inglese del secondo novecento. Fondamentali e laceranti opere/dipinti iperreali su cellulosa quali ‘Jubilee’, inquadratura fotogramma per fotogramma dell’avvento/gloria/caduta del punk inglese oppure ‘Caravaggio’ documento lirico sul famoso pittore italiano o ‘Blue’, sperimentale film composto quasi interamente da uno schermo blu o ancora ‘Wittgenstein’ sorta di teatro/cinema impressionista, oppure i video musicali girati con “iconoclasti” quali Thobbing Gristle continuano ad interrogare e soprattutto ad essere cercati, trovati e messi in proiezione da chiunque e per chiunque sia incuriosito dal nome del regista e dalla sua vita ai limiti. In questa ristampa per la casa editrice Ubulibri il cineasta, compilando il suo diario, parla attraverso la scrittura, racconta la sua quotidianità di due anni, il travaglio intellettuale, la lotta per risvegliare la sopita e conformizzante opinione pubblica inglese e contro il governo con a capo il ministro Margaret Tacher, periodo Poll Tax ed affini, che bolla e ghettizza in maniera infame e denigratoria il suo essere omosessuale, in maniera tale da portarlo naturalmente a promuovere campagne a favore dei diritti degli omosessuali e a diventare un paladino dei deboli della pragmatica società inglese. Ma racconta e commenta anche il suo fare artistico, il periodo è quello della lavorazione dell’’Edoardo II’ premiato a Venezia, e anche del video di ‘The Garden’, oltre alla quotidianità fatta di sofferenza dovuta alla peste del secolo Aids che non risparmia i suoi amici e lo conduce alla morte avvenuta quatto anni dopo questo diario; di giardinaggio e contatti umani delicati e tristi. Negli interstizi si altrernano i ricordi della sua gioventù, le amicizie e gli amori con Robert Mapplethorpe, gli incontri con David Hockney, uno spaccato di inglesità e storia artistica. Un libro composto da impressioni, sincero e semplice specchio dell’uomo e della sua arte, un memento/tassello parlante e ricordante.