(Scat / Revolver/Goodfellas 2005)
Kill the singer, save the song… ovvero giudicare quello che va giudicato, la canzone, entità astratta che trascende il singolo artista che l’ha prodotta o interpretata e che spesso è forte fonte di condizionamento per chi deve esprimere la propria opinione… chi di voi non ha mai comprato un disco realizzato da un nome altisonante sperando di andare a botta sicura, e invece si è ritrovato tra le mani una ciofeca pazzesca? Oppure magari ha snobbato un buon disco solo per il fatto che era intitolato a un artista, diciamo, commerciale?
E questo è un pò il senso che sta dietro al nuovo, curioso disco dei glam rockers Cobra Verde, interamente composto di cover dalla provenienza più disparata e talvolta impensabile: da Pink ai Rolling Stones, da Donna Summer a Leonard Cohen passando per Hawkind e Troogs, la band di Cleveland rielabora i brani originali dando loro di volta in volta un tono scanzonatamente power pop (la surfeggiante Underpants degli Easter Monkeys, Teenage Kicks degli Undertones e Yesterday’s numbers dei Flamin’ Groovies, densa anche di grezzo country rock) e più spesso garage: non difficilissimo del resto con delle bombe originali come Urban Guerrilla e I want you dei gruppi citati sopra, o ancora The dice man dei Fall (con una spruzzatina di Bo Diddley) o Rock and roll queen di Mott the Hoople… tutti brani poi nei quali, in pratica, i Cobra Verde giocano in casa.
Se convincono meno le scialbe riletture in chiave pop di Temptation (New Order) e So long, Marianne (Cohen), nelle quali sembra quasi di sentire gli U2 ultimo periodo, e non è proprio un complimento, le chicche vere e proprie sono la fumosa versione di Play with fire degli Stones (quasi un morfing sonoro tra Stooges e Giant Sand), la pseudo techno di I feel love (DonnaSummer…?!), che ricorda per l’atmosfera incantata The golden path dei fratelli chimici con le labbra fiammanti, ed infine, o meglio al’inizio, visto che apre il disco, la stupefacente Get the party started della sciaquetta dall’aria trendy-incazzata Pink (un bel paio di tette e nulla più), che alle prime note ci rimani un pò di stucco ma poi, sì, sì, è proprio lei, e non è affatto male dopo la cura Cobra Verde: come dire… kill the singer, save the song!
Voto: 8
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Autore: alealeale82@yahoo.it