(Antiopic 2004)
La seconda uscita della collana di tre pollici “Live Series” riscatta
ampiamente il saporaccio lasciatoci in bocca dal disastroso primo volume (Ranaldo,
Giffoni, O’Rourke).
Sakada ripresi (ovviamente) dal vivo durante il Freedom Of The City Festival di
Londra del 2003 con una formazione che comprende l’arpa di Rhodri Davies,
le magnifiche percussioni di Eddie Prévost, il double bass di Margarida
Garcia, i microfoni a contatto di Mark Wastell e la computeristica
sobria ed impalpabile di Mattin.
Una (quasi) ventina di minuti granulosi ed impalpabili che ridisegnano nella maniera
migliore il concetto di improvvisazione.
Percorsi ondulati di silenzi mai troppo silenti che si popolano ad intermittenza
di masse stridenti sinistre ed evocative.
Materiali organici che assumono sembianze quasi pittoriche.
Capacità ammirevole nell’amministrare lo scontro fra masse sonore cupe
e vaporose.
Spazi per la mente e lente risonanze metalliche che si modulano finemente e si
contorcono come ipotetiche stringhe di suono realmente libere.
Un generatore continuo di tensione strisciante.
Strano e fragrante incrocio di umori AMM e più moderne soluzioni
alla Andrew Chalk che si rincorrono libere in uno scenario apparentemente
immobile in superficie ma in realtà scosso da sotterranei movimenti tellurici
che lasciano il segno.
Fonderie sonore dell’anima con ben chiara in testa la lezione del compianto Feldman.
In due parole; ottimo.
Voto: 7
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