(Glitterhouse/Venus 2005)
In sostanza è pur sempre blues. Straniante e stonato quanto volete ma sempre delle solite vecchie dodici battute si tratta. Dato alla tradizione quanto le spetta, l’ultima opera di Hugo Race & True Spirit, “Ambuscado” non convince e annoia. Non perché troppo “sperimentale” o difficile, giacché l’ex Bad seed si era incamminato in territori coevi quali “Chemical wedding” (1998) con eccellenti risultati, ma perché semplicemente Ambuscado non funziona, nel senso che il magma sonoro plasmato risulta alla lunga troppo freddo tanto da non suggerire ulteriori ascolti.
Ambuscado, all’incirca dodicesimo lavoro dei True Spirit, nasce addirittura dall’idea di fare un disco per la “scena rock cristiana”, qualsiasi cosa ciò voglia dire, carpendo a piene mani da gospel e spirituals. Il risultato è un po’ più prosaico, con quella copertina che ritrae recipienti di droghe vegetali sullo sfondo di un campo di papaveri afgano, e i rimandi alla tradizione balcanica (“Essential serbo-croat”).
Al di la del suddetto tappeto di suoni talvolta suggestivi, più spesso semplicemente noiosi, emergono un paio di pezzi che ci ricordano qualcosa: Will the circle be unbroken, traditional dai versi apocalittici, e Spirit world rising di Daniel Johnston.
Pur vantando passaggi interessanti, frutto della innata classe del personaggio, “Ambuscado” (composto da registrazioni effettuate nell’arco di una decina di anni) è tra i capitoli meno riusciti della prolifica carriera di Hugo Race. In definitiva, only for fans.
Voto: 5
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