“Bastogne”è il secondo lavoro di un Brizzi poco più che ventenne, probabilmente il suo ultimo davvero degno di nota, viste le schifezze via via più imponenti che continua a propinarci salvo qualche rara eccezione; molti sono i difetti imputabili anche a questa opera, tra i principali la smania dell’autore di infilarsi in quel nuovo filone della cosiddetta “Gioventù Cannibale”, che ha in Scarpa, Ammaniti e Nove i suoi migliori esponenti (approfondiremo altrove…), realizzando una storia su misura in cui la violenza si fa strada a sgomitate nella noia quotidiana dell’esistenza; e come non notare poi lo smaccatissimo parallelismo con lo Zanardi del grande Pazienza, con quel Cousin Jerry che in tutto e per tutto ricalca l’antieroe pazziano.
E nonostante tutto, nonostante la semplicità di fondo e una visione a cartoni animati della realtà tipica dell’autore (ricordiamoci che comunque qui si parla di un ragazzo giovanissimo che solo diciannovenne è stato travolto da un successo travolgente, con l’ansia e la fifa della seconda uscita), “Bastogne” colpisce per la valanga di citazioni esplicite e non che è possibile trovare tra le sue pagine: il già nominato Pazienza, anche per il nome del gattino Penthotal; i cult movie italiani di serie B, con la rapina al ristorante cinese terminata nel sangue, che puzza tanto di Milian e Merli; le straordinarie performance del Freak Antoni qui in versione Beppe Starnazza; e new-wave & punk a go-go: Talking Heads, Devo, PIL, Einsturzende, Bauhaus, Virgin Prunes…passando per Nabat, C.C.M., Anti-Pasti… fino ad Alberto Camerini e ai Righeira!; il supereroe SuperTognazzi; e la letteratura stessa, con Dio Celine (ode a Brizzi… è grazie a questo libro che ho scoperto il grande Louis Ferdinand) e Burgess…
…insomma, mi fermo qua, ma avrete capito come “Bastogne” sia una vera e propria sagra della citazione, criticabile mezzo ma utilissimo ai più giovani per espandere le proprie conoscenze muovendosi a macchia d’olio.
E poi c’è la narrazione, tutt’altro che scarsa: è la storia di di Ermanno e del Cousin Jerry, in una Nizza molto ma molto ma molto felsinea di inizio ’80, e della loro sete di vita che si esplica nel sangue e nel dolore altrui, nel far capire agli inutili la propria insensatezza; ma è anche una storia sull’amicizia, unico sentimento positivo forte in quanto non c’è spazio alcuno per l’amore, e sulle ferite, queste sì, profonde e insanabili, del tradimento.
Non un capolavoro, ma un ottimo e sempreverde libro.
di Alessandro Gentili
OPERE:
Jack Frusciante è uscito dal gruppo (Transeuropa, Ancona, 1994)
Bastogne (Baldini & Castoldi, Milano, 1996)
Lennon Guevara Bugatti (Comix, Modena, 1996 – con Sauro Ciantini)
Tre ragazzi immaginari (Baldini & Castoldi, Milano, 1998)
Il mondo secondo Frusciante Jack (Transeuropa, Ancona, 1998 – autobiografia by Cristina Gaspodini)
Elogio di Oscar Firmian e del suo impeccabile stile (Baldini & Castoldi, Milano, 1999)
L’altro nome del rock (Mondadori, Milano, 2001 – con Lorenzo Marzaduri)
Razorama (Mondadori, Milano, 2003)