Isolèe ‘Wearemonster’


(Playhouse 2005)
Difficile rendere l’idea a parole sulla grandezza e l’importanza di certi capolavori per la musica moderna; ‘Rest’, primo album di Rajko Mueller nei panni di Isolèe, è stato uno di questi capolavori. Correva il 2000 e i tempi erano maturi per un’evoluzione quantica nella concezione di idm, ‘Rest’ osò ibridare per la prima volta codici electro e umori house in un avvicendarsi di textures digitali rifiniti con perizia maniacale, tanto che occorrevano diversi ascolti, rigorosamente in cuffia, prima di assimilare un insieme che, non si sa come, riusciva a stare in piedi in maniera estremamente naturale. Si, ‘Rest’ fu davvero quel che si dice un disco ispirato, un disco che apriva e chiudeva un cerchio, un disco potenzialmente in grado di rendere superfluo qualsiasi sforzo di dargli una prosecuzione. Ecco però che dopo ben cinque anni, complice anche il disastro EFA, compagnia distributrice e ala protettrice di diverse label di grido tra cui la Playhouse, Mueller cambia diametralmente rotta e si dirige verso soluzioni minimali che mantengono la sua solita attitudine da beathead ma che poco stavolta hanno a che fare con forme di suono definite. ‘Wearemonster’ risulta meno spigoloso del suo predecessore, più calibrato e talvolta anche più ipnotico, nonostante l’attitudine ai suoni electro abbia lasciato spazio ad una volontà di ricerca dal piglio marcatamente ludico. La mole di informazioni sonore che fanno capolino in questo disco ha dell’incredibile, si resta spiazzati da una varietà di umori retrò che provengono da molti luoghi diversi della musica moderna, persino dai territori del rock, e che ci riporta spesso ad un passato più o meno lontano, del quale se ne percepisce a stento l’identà. Un disco ancora una volta da sviscerare nei più piccoli particolari e che mostra nuove sfaccettature del suono Isolèe, un suono denso di mistero anche se i ritmi viaggiano costantemente sui quarti.

Voto: 9

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