Subterfuge Records


Ogni Tanto…

 

Di Michele Benetello
vitosatan@libero.it

Ogni tanto è bene guardare a mercati tradizionalmente indicati come ‘minori’, sebbene ormai il termine abbia perso – per fortuna – senso e connotazione negativa come poteva esseerlo fino a qualche anno fa; ergo sbirciare in scene che non siano anglofile o (al massimo) teutoniche riserva spesso sorprese non da poco. Un po’ come avviene – usando un parallelo calzante – con il giuoco del calcio, visto che l’Islanda si permette di sputarci due pappine e prima o poi una squadra africana vincerà il Mondiale senza tante sorprese. Come che sia, in Spagna (ricordiamolo: terra che ha vissuto una feroce dittatura fino a non molti anni fa) da tempo si è assistito ad un proliferare di novità, scene, entusiasmo e qualità musicale che ha dell’incredibile: iberici i maggiori festival continentali (Benicassim, Sonar) così come alcune delle etichette più speziate (penso alla Siesta). Oggi arriva anche la Subterfuge, congrega di pazzi scatenati con un catalogo semplicemente sfavillante; dare un occhiata al loro sito e controllarne le uscite potrebbe provocare acquisti impulsivi. Ci eravamo già imbattuti nei loro prodotti qualche tempo fa, in occasione di un vecchio Teenage Kick, con la recensione dei terroristi techno Glamour To Kill, e fu proprio quella la pietra d’angolo per andare a scandagliare il rooster degli iberici. Troppo poco due synth e un paio di corrotti travestiti per convincervi, vero? Allora seguiteci.
La dimostrazione che ormai noi italioti si sia stati sorpassati, derisi e sepolti nel nostro stesso guano può essere data ad esempio dal disco di Begona, quel ‘We Only Move When Something Changed’ frutto del talento malsano di una erratica chanteuse da anni intenta ad incrociare palchi e collaborazioni da tutto il mondo; lavoro che ha già qualche mese sulle spalle e nessuna distribuzione nello stivale, ma che è un godurioso miscuglio di synth sporchi e atmosfere danzabili, di tocchi punk e chitarre digitali, di new wave ed electro. Insomma, un po’ Saint Etienne un po’ Ibiza, un po’ Pet Shop Boys e un po’ Felix Da Housecat, dove brani quali Let’s Play Hippies (anche su 12”), Scenester From Hell o Lady And Lord Nature dimostrano appieno quanto piccoli noi e i nostri Negramaro siamo rimasti. Ma non è tutto, visto che anche i Cycle(quartetto anglo-ispanico) tengono a dimostrare il loro valore nel singolo Appletree: Loro vorrebbero probabilmente ambire alla diafana malinconia dei Ladytron, ma avendo quarti di sangue latino e molta polvere tra le dita (e nel naso) finiscono con l’essere dei veri bastardi del synth; 3 versioni da club della title track, vero appiglio radiofonico (tutti i Garbage scompaiono dinanzi al gancio melodico) e ricordi più o meno in zona Republica. Non è tutto dacchè la bomba Confusion!!!, messa a mò di riempitivo, riesce a fare ancor meglio. Se i Cycle potrebbero ambire a qualche soddisfazione in continente, i Glamour To Kill ormai non hanno più bisogno di presentazioni, l’Europa (l’Inghilterra) si sta velocemente accorgendo di questi Righeira maledetti e quel 12” (Rock And Roll Makes Me Sexy) ha aperto porte un po’ ovunque (anche in Kathodik); oggi li ritroviamo con due nuovi singoli (Rent Me e Clone Fashion) e un album (‘Musik Pour The Ratas’) che li sta appunto consacrando stelle dell’immaginario techno. Il problema (?) è che GTK non è in grado di portare a termine un bel compitino electro con tutti i synth perfettamente ordinati, i riff in fila per tre col resto di due e la struttura canonica di un pezzo buono per ogni evenienza. No, loro devono buttare sale sulle ferite, fare a brandelli l’elettronica, svicolare verso il gotico, l’ebm da club per pervertiti e sfiorare la gabber. Devono inserire riff heavy metal, lacrimucce wave e due accordi due, quasi dei Ramones dell’estetica ibizenca con peperoncino trash. Un pout pourri nauseabondo a scriversi e invece perfettamente funzionante all’ascolto, dove vari remixes sviscerano l’anima malsana dei due (guardateli in copertina, incroci di Renato Zero, Nina Hagen e travestiti da strada provinciale) in un bordello da club techno e borchie. Le riletture di Clone Fashion sfuggono ad ogni regola, passando per il gotico (Electro Dark Mix), l’e-clash (Remix By DJ Naughty), la radiofonia da dopo sbronza (Single Radio Mix) e i martelli pneumatici a basso voltaggio (Harcore Noise Mix). Insomma, ce n’è per tutti i gusti. Più di maniera Rent, con i suoi 4 remixes incastonati per i club, dove spesso si hanno visioni di un Plastic Bertrand technologico. E veniamo all’album, allora. Con le sue 13 tracce melmose avvicinarlo alla techno è quasi pedofilia sonora, eppure è quello il terreno di partenza di ‘Musik Pour The Ratas’, dove Fucking Boy, Disskontrol, Shake, Waiting For You, Eisbar o Sexo Telefonico vagano per un limbo nero dove si annidano pipistrelli Sisters Of Mercy, unghie sporche Mute (circa The Normal), nazisterie Nitzer Ebb, rifferama trash e metalli purulenti in compagnie house. La versione aggiornata di Liaisons Dangereuses e Negrosex. Talmente particolari da assumere in blocco o renderli nemici pubblici del buon gusto numero uno. E difatti non tutti i club hanno l’ardire di proporli. Ma v’è tempo anche per il pezzo da novanta della casa, ovvero la sciccosissima raccolta ‘Electronic Latin Freaks’; dimenticatevi il poco felice titolo (e tenetevi appresso solo il freaks) e sgombrate la mente dalle immagini che simili parole riportano; qui nulla riecheggia le consorelle da aperitivo che trovate in edicola o in qualche rivista per poveracci. Piuttosto altissima qualità e variegato spettro delle proposte e si farebbe torto enorme a non menzionare tutti i 32 partecipanti. Ma come non venir intrappolati dall’elettrodisco dei Sonido Lasser Drakar, che con Pontiac Firebird ’82 da soli giustificherebbero l’acquisto in blocco? E non sarebbe delittuoso perdersi i 70es acidi dei Kinky? O solo porre i padiglioni auricolari nel narcotico Bolee Tronik dei Capri o nel diabolico riff sul quale si avviluppa Space Chemo di Titan? V’è di tutto nel cardiaco scorrere dei due cd, tra elettronica, 60es funk, flower power digitale e jazz spigoloso…Vi è il funk godereccio di V Sides, l’electro sixties di The PinkerTones, la Dolce Vita che si insinua negli anfratti ritmici di Standar e il granuloso jazz’n’bass di Space Funghi Project. Imprescindibile. E freak, appunto. Potremmo continuare per ore elencando le meraviglie dei Marlango (Mina più Moloko più Lady Day), il rock and roll vizioso dei Baby Horror, le ristampe di culti quali BMX Bandits o Mantaray, le iberiche scoperte che ci hanno deliziosamente sorpreso quali Alcohol Jazz, Sterlin o Fangoria, eccentricità spinte quali Electrobikinis, ma il tempo e lo spazio sono da sempre tiranni. E poi, volete mettere il gusto della sorpresa? Vivamente consigliato dunque un salto nel sito e nel catalogo, un viaggio a 360° dove potrete portarvi a casa – a prezzo più che onesto – una goduriosa manciata di nomi nuovi. Che Subterfuge sia, dunque.
www.subterfuge.com

Discografia selezionata:

GLAMOUR TO KILL Musik Pour The Ratas Cd
GLAMOUR TO KILL Clone Fashion Remixes   Cds
CYCLE AppleTree Cds
VV.AA. Stereoparty 2005     Cd
VV.AA. Electronic Latin Freaks 2Cd
PROFESOR POPSNUGGLE El Turismo Cd
MANTARAY  Mantaray  Cd
DAMILS Bossanovando  Cd
ALCOHOL JAZZ Beleca Cd
BABY HORROR Horror Pop   Cds
ELECTROBIKINIS Satan Wears Bra   Cds