(Bar la Muerte/Burp/Dizlexiqa/Wallace 2005)
Attivi da una decina d’anni, i milanesi Bron Y Aur in questa quarta prova ridefiniscono le coordinate del loro suono mettendo in mostra tutta la loro passione per il Rock –sia esso Hard o psichedelico- degli anni ‘70.
Già il titolo e la grafica (bellissima la veste “vinilitica” del dischetto) di questo mini album sono un chiaro omaggio ai Black Sabbath, ma è soprattutto la musica che, rispetto ai due dischi precedenti,
abbandona certe destrutturazioni per percorrere strade più tradizionali sebbene sempre pervase da elementi psichedelici e Krauti.
In tutto il disco domina una forte vena improvvisativa, soprattutto per i riff di chitarra.
L’iniziale Superkraut è un magma sonoro sostenuto da un giro di chitarra reiterato ed ipnotico e da forti linee di basso; la più dilatata M 2424 è una sorta di jam-session acida e dissonante; Amanita’s Mood, con le sue chitarre imbizzarrite e dall’andamento circolare ricorda le escursioni lisergiche dei compagni di etichetta Rosolina Mar; Bring It on Home to Me, cover di Sam Cooke (anno 1962!), è l’episodio più insolito per il gruppo trattandosi di una canzone vera e propria che però viene “sporcata” a dovere nel finale.
C’è anche una traccia nascosta in cui i quattro si cimentano in un breve “scherzo” Hard-Rock, ulteriore omaggio alle loro radici.
Insomma, 21 minuti di musica che confermano la bravura e la versatilità di un gruppo che riesce sempre a rinnovarsi ed a stupire.
Voto: 8
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