(~scape/ indigo/mdm 2005)
Sempre di più la musica elettronica è portatile, sempre di più esce dai grandi studi e si fa nel laptop, in giro per il mondo. Questo forse il senso del nome scelto da Alan Abrahams per il suo progetto (ormai giunto al secondo full-lenght album).
L’album è stato costruito con beats ripresi direttamente sul campo dalla tradizione africana (ricordiamo che l’artista è di origini sudafricane). Queste piccole particelle sonore vanno a costruire una techno che non ha niente a che fare con la world-techno di Singh, bensì depurano da qualsiasi provenienza ‘localistica’ o modaiola il suono, rinnovando(lo). La concezione della techno che la ~scape ci ha abituato ad ascoltare in questi ultimi anni, fanno della stessa una delle poche oasi di underground intelligente e di frontiera in un mondo (quello techno) ormai giunto all’implosione.
Il disco si fa ascoltare dall’inizio alla fine senza alcun problema. Godibilissimo e vario, pieno di spunti per nuove sonorità, sembra in certi punti di ascoltare le prime cose dei Coldcut o la freschezza del primo suono Ninja Tune. Grande disco e grande etichetta.
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Voto: 9
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