M. Masaoka, J. Jeanrenaud ‘For Birds, Planes And Cello’

 

(Solitary B 2005)

Seconda uscita nel catalogo della nuova etichetta
newyorkese Solitary B, che, se il buongiorno si vede dal mattino,
sicuramente riserverà delle ottime sorprese per il futuro. Ad
unire le forze in questo lavoro, Miya Masaoka e Joan Jeanrenaud. La
prima a leggere le note biografiche appare subito come un’artista
dagli interessi multiformi, con un curriculum di musiche e installazioni
per koto, laptop, orchestre da camera, cori, interfacce laser. Come
se non bastasse, a ciò si aggiungono esperimenti acustici
relativi al movimento e alla struttura organizzativa degli insetti,
alle reazioni fisiologiche delle piante, del cervello e del corpo
umano. Violoncellista invece la seconda, membro del Kronos Quartet
e una serie di collaborazioni
con gente del calibro di John Cage, Morton Feldman,
Philip Glass e Pauline Oliveros. Appare allora chiaro
come due artiste di tale razza non potevano che confezionare
un’opera assolutamente particolare, difficile e per certi versi
straniante come questa. Il tutto nasce da un’idea della giapponese,
che affascinata dall’echeggiare nel canyon di San Diego
dei suoni prodotti da uccelli e aeroplani, chiede aiuto a Marcos
Fernandes
, boss della label Accretions , musicista/performer,
membro del collettivo Trummerflora, spesso al fianco di
Robert Montoya (del cui bel disco abbiamo detto),
per realizzare dei field recordings. Ecco allora che i canti di 150
specie migratorie di uccelli e il rombare degli aeroplani vengono
processati, mixati e abbinati al violoncello suonato con le modalità
delle extended techniques tipiche del minimalismo. Ne segue un vero
mastodonte acustico, circa un’ora ininterrotta di musica che
faticherà non poco per aprirsi uno spazio nella vita del
potenziale ascoltatore. Musica che richiede tempo, pazienza, umiltà,
ma saprà ricompensare il tempo dedicatole. Aeroplani e
uccelli, a delimitare l’universo che si agita in quest’opera, a
discapito della stasi in cui sembra essere scolpito. Una sorta di
“music of the spheres” ecologica, un drone continuo che
romba e scorre, si scioglie nell’aria. Uccelli che si materializzano
dal nulla, ammoniscono, preannunciano, incantano; che sanno essere
carezzevoli ma anche minacciosi. Quasi trasparente l’operato del
violoncello, ai limiti dell’udibile, spesso mimetizzato tra le
frequenze tracciate dai cinguettii. Eppure una presenza forte,
costante, anche nell’assenza, capace di ingannare l’orecchio e la
memoria nel corso del disco. A metà strada tra musica e sound
art, possibile sintesi delle fascinazioni di Rafael Toral per
gli aerei, le contaminazioni naturalistiche di Basil Kirchin,
e i flussi eterni della Deep Listening Band, “For Birds,
Planes & Cello” stordisce e imprigiona i sensi.

Voto: 8

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