(Aditi/Image/Felmay 2005)
Dietro Lou Dalfin si cela la mente di uno dei più grandi rappresentanti di musica popolare: Sergio Berardo che con il suo gruppo mette in piedi uno show basato su una lingua che va scomparendo come l’occitano (lingua d’Oc) e con strumenti sempre meno visti sui palchi di tutto il mondo.
Il sound di questo gruppo è incentrato sulla ghironda, fisarmonica e flauto, il tutto condito da un aspetto rock (chitarra elettrica, basso e batteria) che lascia perplessi al primo ascolto, ma che pian piano si riesce a comprendere. Ovvi e scontati sono i paragoni con Pogues, Try Yann ed i nostrani Fratelli di Soledad e Modena City Ramblers.
Irruenti, sfacciati e terribilmente irlandesi nel sound. Il trittico di fondo da cui parte la formula che fa di questo dvd un qualcosa di imperdibile.
Ma visto che l’Occitania è la “nazione proibita più grande d’Europa”, è presente un documento-racconto di Berardo sulla storia, vita di tutti i giorni ed usi e costumi della gente occitana, ed un altro sugli strumenti presenti in questa terra di confine.
Onestamente, per me che non sono un pozzo di scienza e che sono di tutt’altra parte d’Italia, lontanissimo dalla terra occitana, questo documento-concerto fa conoscere e comprendere aspetti di terre distanti che hanno una tradizione che andrebbe valorizzata, come tante altre in Italia.
Bel concerto e molto interessante i documenti presenti.
Voto: 7
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Autore: jeff_grace@tiscali.it