La Comunidad Party (The Hospitals, Need new Body..) et cetera
Dopo il successo del precedente tour, torna in Europa, la cult band di San Francisco più spiritata ed insana del rock’n’roll Americano. I The Hospitals nascono come assalt duo dalla irruente personalità di Adam Stonehouse, vocal e batterista tra i più selvaggi mai visti, ispirato dalle noise bands giapponesi nonchè da TheScientists, Flipper, Electric Eels. L’opera prima esce nel 2004 per la casa madre del rock’n’roll statunitense, In The Red Records, portando la band sulle cronache del noise rock, tanto che la francese Yakisakana Rec. pubblica nell’aprile 2005 un 12″ che oltre alla top track Rich People, contiene visionarie covers dei Fingers, The Who, Homosexual, Royal Trux, Harry Pussy e The Kinks. Nel frattempo ad Adam Stonehouse e Ned Meiners, si unisce alla seconda chitarra Rob Enbom ed il loro nuovo album ” I’ve Visited the Island of Jocks and Jazz ” , prodotto da Chris Woodhouse, viene pubblicato nel settembre ’05 dalla outsider Load Rec. di Providence (Rhode Island- Usa): allucinazioni garage tra Alan Vega e Royal Trux per un genuino killer sound!
Dici elettronica e pensi alla Germania, ormai è un binomio praticamente indivisibile, e vengono alla mente etichette come Morr, City Centre Offices, Gigolo e Monika Enterprise. Proprio per quest’ultima esce questo lavoro a doppia firma: Barbara Morgenstern ha già alle spalle quattro lavori solisti, mentre Lippok è forse più famoso per il suo lavoro con i To Rococo Rot. Insieme producono l’album che ti aspettavi: un’elettronica delicata fatta di micro rumori, movimenti pop e voci soffuse. Lippok porta con sé la sensibilità melodica, già presente nei lavori dei To Rococo Rot e nella sua esperienza come solista; la Morgenstern, più avvezza a intellettualismi sperimentali, aggiunge quel tocco “contemporaneo”.
Una collaborazione artistica già sperimentata e matura quella fra la musicista berlinese Barbara Morgerstern e Robert Lippok. Strutture minimali, ritmiche tecnoidi, melodie scarne ma assai funzionali. Accenni di pop ed electro che nell’estrema semplicità mai indulgono a soluzioni ineleganti o banali. La sostanza si fa densa già a partire dalla seconda incisione con gli interessanti apporti vocali della giapponese Mieko Shimizo. Influssi e vibrazioni esotiche, virate in stile altrettanto intimista, quando è Damon Aaron dei Telefon Tel Aviv ad intrecciare le strofe (in ‘If The Day Remains Unspoken For’). Loop e pianoforti, filtri, ‘gliccerie’, synth e chitarre. Stile vigile, che non deborda in inutili fronzoli. Testimoni contemporanei ed attenti di grazia e sperimentale accuratezza.
H. 22,00
Grazie anche alla supervisione di Steve Albini, con questo “WALKING CLOUD AND DEEP RED SKY, FLAG FLUTTERED AND SUN SHINED” (RYKO) il quartetto giapponese tira fuori, con immensa classe, un opera ispirata, orchestrale e quasi chirurgica, soprattutto nella grande capacità di alternare fragorose impennate di rumore sonico a momenti invece di grande lentezza e dolcezza. I MONO citano tra i loro principali riferimenti i Greatful Dead ed i Sonic Youth, ma è fin troppo evidente che in realtà sono la parte più oscura e sanguigna del sound postrock proprio di band quali Slint, Godspeed You! Black Emperor e Mogwai. Un album indispensabile per chi ama emozioni forti e contrastanti.