(Blowout/Baked-Goods 2005)
Dopo aver accantonato tutte le mie aspettative, rassegnato dagli ultimi ( troppi) ascolti anemici, vedo spuntare tra i dischi da recensire questi Fear Of Music, che, secondo le fonti a mia disposizione, escono trionfatori dal Best Unsigned Band @ in the city 2004 e le radio e la stampa specializzata inglese, li pronosticano come next big thing. Quando c’è di vero in tutto ciò?
Che siano l’ennesima next big chaltronata from U.K.?
La verità sta nel mezzo: figli del movimento inglese dei novanta, si posizionano nella rotatoria dove hanno precedenza assoluta la pomposità glam dei Muse e il pop chitarristico dei primi Radiohead; se sopra ci mettete una voce strascicata uguale a quella di Matthew Bellamy, ma di molto più contenuta e senza esasperazioni da inspirazioni asmatiche, avrete un quadro cristallino della band sud-mancuniana.
Personalmente non scommetterei nemmeno una rupia sulla loro imminente ascesa nel tempio del British Rock, un impero troppo rigido e modagliolo che da più di un anno segue solo cloni dei clonati Franz Ferdinand. Se siete stanchi di questa new-new wave e rimpiangete gli scampoli di una decade meravigliosa come quella dei novanta, Fear Of Music non è il capolavoro che aspettavate ansiosi, ma una simpatica scappatoia.
Voto: 5
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Autore: danielecintio@hotmail.it