(Load Up/Venus 2005)
La Menade è un progetto tutto al femminile al debutto con il suo primo ep dal titolo”Conflitti e sogni”. Ed è proprio dalla dicotomia che dà il nome all’ep che scaturiscono le due anime musicali della rock band romana. Un connubio di sospensioni visionarie e modalità rock, stemperate dalla sensualità melodica. La track list è costituita da sei tracce dalle sonorità immediate e godibili. Il brano cui è affidata l’apertura: Inquietudine è un pungolo interiore dal gusto caustico, che si compie testualmente attraverso una sorta di straniamento: “Cos’è che ti spinge oltre ogni limite. (…)La tua cieca, stanca indolenza ti accarezza l’anima(…). Cos’è, cosa c’è? Non ti basta più vivere fino in fondo, cadere giù? Non c’è da ridere, niente da perdere anche se fa male”. Il battito incessante del rullante, tondo ed incisivo, sancisce un tempo improcrastinabile, onnipresente, mentre la chitarra, inizialmente di curiana memoria, diviene inopinatamente un riff elettrico spiazzante.
Nella seconda traccia l’atmosfera si fa ancora più suadente, un vorticoso crescendo di chitarre compenetra l’ ossessività reiterata delle tastiere cervellotiche di Tania-X-Mentale, il richiamo vocale della sirena-Tatiana conturba e ammalia:” Ascolta, ascoltami, lascia le mie mani. Sento ogni mio pensiero(…)”.
Strane idee, singolo del gruppo da cui è tratto anche un essenziale video allegato all’ep e in rotazione su Kick Tv, è scandito dalle elucubrazioni lascive e tormentate delle tastiere. Sancire l’insanabile scissione fra realtà e sogno spetta al ritornello accattivante e sensuale, che pervade le nostre orecchie e non va più via: “non posso smettere(…) la verità è una follia”. Il seducente sound è impreziosito dalle tessiture delle tastiere, veri tappeti sonori su cui si adagia e modula la vocalità viscerale di Tatiana. Le chitarre incalzano irruenti ed aggressive, mentre una sezione ritmica possente e corposa cadenza e apre un bridge che fa il verso a suoni arabeggianti.
Sei per me è, nell’arpeggio chitarristico introduttivo, un omaggio ai Tool di ‘Lateralus’, per poi sorprendere gli ascoltatori sino ad evolversi in sinuose armonie, sostenute dal lirismo vocale. Il sussurrato del cantato avvolge e chiosa con un’accorata invocazione:” Dimenticami, anche se resti in me(…). Niente è uguale a prima”.
La differenzaè un’invettiva prepotentemente erosiva verso l’uomo portatore di egocentrismo orgasmico: ” dovrei restare qui ad illudermi che il tuo seme stanco dentro me possa rifiorire senza uccidere, ma non ti servirà provare ad accecarmi gli occhi(…) ”. E’ il brano più marcatamente rock incluso nell’ep, ma sempre alternato da echi di sapore onirico.
L’ultimo pezzo Wheeling, totalmente strumentale, fa parte della colonna sonora del film “Tre metri sopra il cielo” del regista Luca Lucini, l’autore del video di Strane idee. È un doveroso tributo alle influenze hard-rock, da cui proviene stilisticamente la band. Tuttavia, il brano si arricchisce anche di venature elettroniche, quasi electro-goth, per poi dipanarsi più morbidamente. Un vero e proprio labirinto inconscio nel quale piacevolmente approdare, quando la realtà diviene insostenibile.
Affrancata dal post-femminismo e riot-tismo che ha imperversato sulla scena rock femminile per decenni, ostentando sovente emuli imbarazzanti, La Menade al suo esordio ufficiale dà prova di umiltà, dignità, professionalità e dimostra una buona dose di semplicità nello strutturare e comporre canzoni rock che, in un’epoca di vuoti virtuosismi e lambiccamenti intellettuali, non guasta.
La deflagrazione è ormai invasiva.
Coinvolgenti, sensuali, visionarie.
Incantevolmente: La Menade.
Voto: 8
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