(Selva Elettrica 2005)
Il post rock non è morto. Lunga vita al post rock. Dovrei concludere così questa recensione. Ma visto che al quinto ascolto le mie orecchie sono ancora stupite, non so far altro che esultare e felicitarmi con i M.A.Z.C.A. (ovvero Movimento Attraverso Zone Comunemente Atipiche) per la loro seconda prova (la prima, 1000, è uscita nel 2002 e ristampata dalla Aleatory Productions di Trapani). Pur con evidenti influenze (Yuppie Flu e Mogwai), queste nove tracce sono una delle cose più fresche ascoltate dall’esordio dei Rosolina Mar a oggi.
Il breve gioiello (poco più di una mezz’ora) ha tutto quello che ci vuole per essere un disco di spiccata personalità: una partenza che rulla un riff irresistibile con qualche stop meditativo à la Slint (Seven Faces of Him), degli intermezzi di glockenspiel che trattati con qualche effetto elettronico ricordano le terre ghiacciate dei Mùm (Kunst 3 e Kunst 44), brevi frasi di chitarra che ricordano i Flap e un insolito sax meditativo che scalda la freddezza dei riff (Glu), un loop rock che nella sua semplicità sembra essere uscito da un mix di Stereolab e Giardini di Mirò (Horse Don’t Fly). L’unica canzone cantata è quella che da il nome all’album: una ninna nanna malinconica costruita con una chitarra, uno xilofono, dei tocchi leggeri sui piatti e qualche svisata alla chitarra, pochi ingredienti per costruire una ballad perfetta. In conclusione una specie di ricordo con fisarmonica e atmosfere folk (L’altro) che ricorda da distante i Ronin.
Grande disco e onore all’etichetta/progetto Selva Elettrica che licenza tutto su Creative Commons. I M.A.Z.C.A. meritano di fare il botto e non ci vorrà sicuramente molto tempo. Inauguro doverosamente per la prima volta le cinque stelle.
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Sito etichetta:
www.selvaelettrica.org
Voto: 10
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