Ryan Teague ‘Six Preludes’


(Type Records / Baked-Goods / Wide 2005)

Inglese, di chiara formazione classica e tenera età, Ryan Teague approda senza troppe remore al debutto discografico con un lavoro impegnativo, elegante, e a tratti cerebrale.
Tra Steve Reich e Max Richter, con l’approccio minimalista magari un po’ sfrontato (‘The Desert Music’) del primo e la naturale capacità del secondo di integrare l’elemento elettronico nell’impianto orchestrale (‘The Blue Notebook’). Ma anche oltre, imparando a memoria la lezione degli autori classici per riproporli con gli opportuni accorgimenti e renderli quanto il più possibile moderni e allettanti al pubblico odierno.

Sono colorati di dense trame scure i sei preludi che danno libero sfogo al talento del compositore di Cambridge. La prima traccia (Prelude I) è anche l’unica in cui è presente un accompagnamento vocale, quasi un coro religioso, etereo, che si fa delicatamente spazio tra clarinetto, violini, riverberi e distorsioni elettroniche.

Si vira improvvisamente in atmosfere dark, oniriche e decadenti. Assolo di archi ed effetti di disturbo in Prelude II, corde pizzicate e mesto pianoforte in Prelude III. Di minor impatto le seguenti due composizioni, violini e clarinetto sottolineano il crescendo di tensione in Prelude IV, lamento e sensazione di soffocamento; più ariosa Prelude V, ideale accompagnamento per un mondo fantasy.

Un suono decisamente più compatto, quasi completamente elettronico, chiude il disco (Prelude VI), l’affacciarsi di un timido beat, il dialogo tra il violino ed il violoncello, un minuto di silenzio e infine l’appendice ambient. Fine dei sogni.

Abituati ormai all’eclettismo quasi incontrollato in quel della Type non possiamo far altro che prendere questo lavoro come ci viene proposto, limpido riflesso di un talento ancora non del tutto espresso, senza stare a badare a ciò che può rappresentare nello scenario di una musica “colta”, di difficile collocazione. E la speranza è di poter presto tornare ad esplorare il mondo del giovane Teague, per vederlo maturare, per continuare il viaggio tra fantasmi classici del passato e “mostri “ elettronici di oggi.

Voto: 7

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